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Via Lattea – 11/05/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Samyang FishEye 8mm f/3.5

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 40D [5.7 μm]

Montatura (Mount): iOpron StarTracker

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  non presente (not present)

Risoluzione (Resolution): 3888 x 2592 (originale/original), 3467 x 2240 (finale/final)

Data (Date): 11/05/2013

Luogo (Location): Saint-Barthélemy – AO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 28 x 120 sec at/a 800 ISO

Calibrazione (Calibration): non presente (not present)

Fase lunare media (Average Moon phase): 2.8%

Campionamento (Pixel scale):  circa/about 80325 arcsec / 594 pixel = 135.23 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 9 mm

Note (note): L’immagine dell’Osservatorio è stata ripresa all’alba e successivamente sovrapposta. / The picture of the observatory has been taken during the sunrise and over-layered to the night ones.

Via Lattea - 11/05/2013

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Nube di Rho Ophiuchi – 11/05/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Canon EF 100-400mm f/5.6 L IS USM a/at 170 mm

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore (reftactor) SkyWatcher 70mm f/7

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  non presente (not present)

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4698 x 3104 (finale/final)

Data (Date): 11/05/2013

Luogo (Location): Saint-Barthélemy – AO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 20 x 300 sec at/a 800 ISO

Calibrazione (Calibration): 10 x 300 sec dark, 100 bias, 100 flat.

Fase lunare media (Average Moon phase): 2.8%

Campionamento (Pixel scale): 7290.56 arcsec / 1276.41 pixel = 5.7118 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 170 mm

Note (note):

Nube di Rho Ophiuchi - 11/05/2013

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M63 (NGC 5055) – 11/05/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): CCD Atik 314L+ B/W [6.45 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore ED (ED reftactor) Tecnosky Carbon Fiber 80mm f/7

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  Astronomik CCD LRGB

Risoluzione (Resolution): 1391 x 1039 (originale/original), 1320 x 970 (finale/final)

Data (Date): 11/05/2013

Luogo (Location): Saint-Barthélemy – AO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 11 x 600 sec bin 1×1 L a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 R a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 G a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 B a/at -17.0°C.

Calibrazione (Calibration): 11 x 600 sec dark, 100 bias, 100 flat L, 100 flat R, 100 flat G, 100 flat B.

Fase lunare media (Average Moon phase): 2.8%

Campionamento (Pixel scale): 1.7616 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note): LRGB.

M63 (NGC 5055) - 11/05/2013

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Come ridurre i diametri stellari

Quando si muovono i primi passi nel mondo dell’astrofotografia, si viene colti dall’ossessione di riprendere il numero maggiore di stelle. Questo perché i primi risultati, spesso deludenti, mostrano qualche stella spesso mossa o sfuocata circondata da un immenso cielo nero.

Con il passare del tempo però la tecnica migliora e grazie ad astroinseguitori e montature più o meno computerizzate il problema del numero di stelle diventa secondario. Infatti i tempi di esposizione si allungano così tanto da raggiungere il livello in cui è l’inquinamento luminoso a determinare il numero di stelle presenti in una ripresa astronomica.

La qualità di un’immagine astronomica non dipende però solo dal numero di stelle riprese ma dalla loro qualità. In che senso? Supponiamo di dover riprendere una nebulosa debole immersa in un campo di stelle luminose. Dopo pochi secondi di posa i pixel colpiti dalla luce delle stelle andranno subito in saturazione raggiungendo il loro massimo livello di luminosità. Della nebulosa invece nessuna traccia, essendo molto debole. Cosa si fa quindi? Si aumenta il tempo di posa. In questo modo la nebulosa comincia ad apparire e i pixel già saturi cominciano a trasbordare passando della carica ai pixel vicini. Il risultato netto è quello che le stelle si espandono aumentando il loro diametro. Ecco quindi che aumentando la posa avremo una bella nebulosa con sovrapposto dei “palloni” bianchi (le stelle sature ed espanse).

In questo articolo descriveremo alcune tecniche da effettuare in post produzione (ovvero dopo aver applicato le opportune tecniche di calibrazioni delle immagini e somma) al fine di ridurre i diametri stellari (vedi Figura 1).

Fig. 1: Immagine della nebulosa Cono con e senza la riduzione dei diametri stellari.

In particolare abbiamo analizzato quattro tra le più note tecniche di riduzione dei diametri stellari con Photoshop nel mondo dell’astrofotografia digitale: Astronomy Tool, Traslazione, Filtro Minimo, Peter Shah.

Astronomy Tool e Peter Shah

Queste due tecniche per la riduzione dei diametri stellari sono una serie di operazioni da effettuare con Photoshop raggruppate in un’unica azione scaricabile da internet. In particolare queste azioni sono state testate su Photoshop CS2 al fine di evitare problemi di incompatibilità con le versioni più recenti del programma.

Astronomy Tool è un’insieme di azioni a pagamento acquistabili per 21.95 $ (aggiornato a Maggio 2013) dal sito http://www.prodigitalsoftware.com/Astronomy_Tools_For_Full_Version.html . Una volta scaricate le azioni in un unico file .ATN è necessario copiarlo ed incollarlo in una cartella (ad esempio create ed incollate il file nella directory C:\Programmi\Adobe\Adobe Photoshop CS2\Azioni). A questo punto aprite Photoshop CS, cliccate su Finestra → Azioni e quindi cliccando sull’icona mostrata in Figura 2 andate su Carica Azioni e selezionate il file .ATN relativo a Astronomy Tool.

Fig. 2: come caricare le azioni di Photoshop CS

A questo punto aprite l’immagine con le stelle da ridurre e cliccando sull’azione “Make Stars Smaller”, Photoshop CS farà tutto il lavoro per voi riducendo i diametri stellari. Applicate pure l’azione più volte finché l’immagine finale risulterà di vostro gradimento. L’azione Peter Shah scaricabile all’indirizzo http://stargazerslounge.com/index.php?app=core&module=attach&section=attach&attach_id=11811 , è gratuita e progettata per Photoshop CS. La procedura di installazione è la stessa appena descritta per Astronomy Tool ma in questo caso l’azione si chiama “StarRemoving”. Purtroppo questa funziona solo su versioni di Photoshop CS in lingua inglese. Se volete farla funzionare su versioni di Photoshop CS in lingua italiana scrivete a davide@astrotrezzi.it .

Traslazione

Il metodo della traslazione dei dischi stellari consiste in una serie di operazioni questa volta non automatizzate in un’azione dedicata ma da eseguire una dopo l’altra nell’ordine qui indicato:

  • Aprite l’immagine con le stelle da ridurre con Photoshop CS
  • Cliccare su Selezione → Intervallo Colori. Impostate il menù seleziona su luci e quindi cliccate su OK. In questo modo verranno selezionati tutti i dischi stellari ed alcune regioni estremamente luminose del profondo cielo (non importa, lasciatele o deselezionatele).
  • Cliccate su Selezione → Modifica → Arrotonda. Inserite il valore 1 e cliccate su OK.
  • Cliccate su Selezione → Modifica → Espandi. Inserite il valore 1 e cliccate su OK.
  • Cliccate su Selezione → Modifica → Bordo. Inserite il valore 4 e cliccate su OK. A questo punto la selezione dovrebbe essere rappresentata da un cerchio intorno a ciascuna stella dell’immagine. In caso contrario provate a impostare valori più altri.
  • Cliccate su Modifica → Copia
  • Cliccate su Modifica → Incolla creando così un nuovo livello.
  • Nella finestra dei livelli (se non l’avete cliccate su Finestra → Livelli) andate sul nuovo livello e impostate come metodo di fusione Scurisci.
  • Cliccate su Livello → Duplica Livello. Cliccate OK
  • Ripetete il punto precedente altre due volte in modo da generare quattro livelli con le stelle oltre all’immagine di partenza (Sfondo).
  • A questo punto andate su ognuno di questi quattro livelli e spostateli utilizzando le frecce della tastiera rispettivamente su, giù, destra e sinistra di una stessa quantità (l’ideale è fare un pixel alla volta).
  • Visualmente dovreste vedere una sensibile riduzione dei dischi stellari. Cliccate infine su Livello → Unico Livello. Questo appiattirà tutti i livelli sull’immagine di sfondo.
  • Salvate l’immagine così ottenuta. Se necessario ripetete tutta la procedura più volte.

Filtro Minimo

La tecnica della riduzione dei dischi stellari utilizzando il filtro Minimo è una delle più diffuse tra gli astrofotografi professionisti. Come per il metodo della traslazione, anche in questo caso non abbiamo un’azione di Photoshop CS e pertanto bisognerà compiere manualmente la serie di operazioni riportate qui sotto:

  • Aprite l’immagine con le stelle da ridurre con Photoshop CS
  • Cliccate su Selezione → Intervallo Colori. Selezionate il colore con lo strumento contagocce e impostate la tolleranza su 200. In questo modo verranno selezionate tutte le stelle e le regioni deepsky particolarmente intense (non importata, lasciatele o deselezionatele). Cliccate quindi su OK.
  • Cliccate su Selezione → Modifica → Espandi, inserite il valore 4 e cliccate su OK.
  • Cliccate su Selezione → Modifica → Sfuma, inserite il valore 2 e cliccate su OK. In questo modo dovremmo avere una selezione circolare intorno ad ogni stella dell’immagine.
  • Cliccate su Filtro → Altro → Minimo. Ponete raggio pari a 1 pixel e cliccate su OK. A questo punto dovreste vedere già una diminuzione del diametro stellare. A questo punto però dobbiamo ridurre leggermente l’effetto del filtro. Per fare questo,
  • Cliccate su Modifica → Dissolvi Minimo. Portiamo il cursore su 50% e cliccate su OK.
  • Salvate l’immagine così ottenuta. Ripetete più volte tutta la procedura finché il diametro stellare non sarà di vostro piacimento.

CONFRONTO TRA I VARI METODI

Abbiamo considerato l’immagine della nebulosa Cono scattata da ASTROtrezzi ( https://www.astrotrezzi.it/?p=666 ) applicando i quattro metodi di riduzione dei diametri stellari appena illustrati al fine di valutarne l’efficacia e la qualità. In Figura 3 è illustrato il risultato di questo test.

Fig. 3: Confronto tra l'applicazione dei quattro metodi illustrati in questo articolo per la riduzione dei diametri stellari.

La prima immagine rappresenta una regione di 400 x 400 pixel dello scatto originale. Si può osservare come la nebulosa sia ben visibile ma le stelle risultato sature e abbastanza dilatate. La seconda immagine è stata invece ottenuta applicando 3 volte l’azione Astronomy Tool. La nebulosa mantiene una certa morbidezza mentre la riduzione dei dischi stellari si nota anche se in modo non del tutto evidente. Nella terza immagine si è utilizzato invece il metodo della traslazione. La riduzione è più efficace di quella ottenuta con Astronomy Tool a patto di aumentare il rumore dell’immagine nonché modificare la forma degli spikes che presentano ora una leggera interruzione. La quarta immagine è stata ottenuta applicando il metodo del filtro minimo tre volte. In questo caso il rumore dell’immagine è migliore rispetto a quello ottenuto con il metodo della traslazione e la riduzione dei dischi stellari è più efficace di quella ottenuta con Astronomy Tool. Purtroppo questo metodo sembra però presentare degli artefatti, simili ad aloni poco luminosi, nelle vicinanze dei dischi stellari. Infine la quinta immagine è stata ottenuta con l’azione di Peter Shah applicata tre volte. In questo caso il rumore è ancora contenuto e la riduzione stellare è ottima e priva di artefatti.

Quale è il miglior metodo per ridurre i dischi stellari? Il più efficiente è sicuramente l’azione sviluppata da Peter Shah per Photoshop CS. Questa permette di ridurre il diametro stellare senza introdurre artefatti come invece fanno (seppur molto marginalmente) i metodi della traslazione e del filtro Minimo. L’azione Astronomy Tool è meno efficiente di quella di Peter Shah anche se l’immagine finale risulta in generale più morbida. La morbidezza può comunque essere ottenuta tramite tecniche di riduzione del rumore da applicare dopo la riduzione del diametro stellare. Per ridurre gli artefatti nell’utilizzo del metodo filtro Minimo consigliamo di espandere l’immagine di un fattore due o tre. Al termine del lavoro si procederà con la riduzione della stessa riportandola alle dimensioni originali.

Il confronto tra i metodi discussi in questo articolo non può però fermarsi qui. Infatti un altro fattore importante nella scelta di un metodo di riduzione dei diametri stellari è quello relativo all’elasticità del metodo utilizzato. Infatti il diametro ottimale delle stelle non esiste ed è a discrezione dell’autore. In questo senso un metodo che permette di ridurre i diametri stellari in modo progressivo risulta favorito. Alla luce di ciò il metodo della traslazione è molto limitante dato che applicato due volte fornisce un’immagine ricca di artefatti e di scarsa qualità. Abbiamo quindi spinto al limite i metodi discussi al fine di testare quando il metodo utilizzato comincia a creare degli artefatti che vanno ad inficiare la qualità dell’immagine. In Figura 4 è illustrato il risultato del test.

Fig. 4: Confronto tra l'applicazione limite dei quattro metodi illustrati in questo articolo per la riduzione dei diametri stellari.

È possibile notare ancora una volta come quello in grado di fornire l’immagine migliore è l’azione di Peter Shah anche se meno elastico del metodo filtro Minimo e dell’Astronomy Tool.

Riassumendo quindi, l’azione sviluppata da Peter Shah offre il migliore strumento per la riduzione dei diametri stellari. Peccato che questa funzioni correttamente solo su versioni di Photoshop CS in lingua inglese. Una modifica per farlo funzionare anche sulla versione di Photoshop CS in italiano non è complicata e per maggiori informazioni scrivete a davide@astrotrezzi.it . Appena possibile svilupperemo un nostro metodo di riduzione dei diametri stellari per Photoshop CS basato sull’azione di Peter Shah. Al secondo posto, praticamente a pari merito, abbiamo l’azione Astronomy Tool e il metodo del filtro Minimo. Ognuno dei due metodi ha dei pregi e dei difetti. Comunque risultano entrambi molto flessibili e offrono un risultato generalmente molto buono. Purtroppo l’azione Astronomy Tool è a pagamento. Ultimo della lista è il metodo della traslazione che, oltre ad essere poco flessibile, introduce artefatti e rumore all’immagine.

Chiunque voglia partecipare attivamente nello sviluppo di plug-in e azioni per Photoshop CS può mandare un mail all’indirizzo davide@astrotrezzi.it .




Sole in Hα – 25/04/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): LUNT H-alpha 60mm BF1200 [Gruppo Amici del Cielo]

Camera di acquisizione (Imaging camera): Imaging Source DBK31.AU03 colori [4.65 μm] [Gruppo Amici del Cielo]

Montatura (Mount): SkyWatcher EQ3.2

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): Registax5.1-6 + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter): non presente (not present)

Risoluzione (Resolution): 1024 x 768

Data (Date): 25/04/2013

Luogo (Location): Barzago – LC, Italia (Italy)

Pose (Frames): mosaico di 5 pose, ciascuna somma di 500 frames per l’immagine a colori (mosaic of 5 pictures, each one is sum of 500 frames for the true color image) / mosaico di 2 pose, ciascuna somma di 300 frames per l’immagine solar nirvana (mosaic of 2 pictures, each one is sum of 300 frames for the solar nirvana image).

Calibrazione (Calibration): non presente (not present)

Fase lunare media (Average Moon phase): 100%

Campionamento (Pixel scale): 1.9193 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 500 mm

Sole in Hα – 25/04/2013

Riportiamo il Solar Nirvana della regione della macchia solare / Solar Nirvana is also reported.

Solar Nirvana - Sole 25/04/2013




Aprile 2013

Riportiamo gli scarti, le prove ed altro riferiti al mese di Aprile 2013 (per maggiori informazioni cliccare qui) .

 

 

 

 

Costellazione dello Scorpione - 13/04/2013

Rotazione da Saint-Barthélemy - 13/04/2013 (versione TIFF)




C/2011 L4 (PAN-STARRS) – 13/04/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore ED (ED reftactor) Tecnosky Carbon Fiber 80mm f/7

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  non presente (not present)

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4674 x 3146 (finale/final)

Data (Date): 13/04/2013

Luogo (Location): Saint-Barthélemy – AO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 20 x 120 sec at/a 1600 ISO.

Calibrazione (Calibration): 6 x 120 sec dark, 57 bias, 51 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 13.6%

Campionamento (Pixel scale):  1.288604 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note): postiamo l’immagine con cometa e stelle ferme e cometa ferma con stelle mosse (we post the picture of the comet with and without star trails).

C/2011 L4 (PAN-STARRS) - 13/04/2013

C/2011 L4 (PAN-STARRS) con star trails - 13/04/2013

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M51 (NGC 5194) – 13/04/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): CCD Atik 314L+ B/W [6.45 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore ED (ED reftactor) Tecnosky Carbon Fiber 80mm f/7

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  Astronomik CCD LRGB

Risoluzione (Resolution): 1391 x 1039 (originale/original), 1360 x 1017 (finale/final)

Data (Date): 13/04/2013

Luogo (Location): Saint-Barthélemy – AO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 7 x 600 sec bin 1×1 L a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 R a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 G a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 B a/at -17.0°C.

Calibrazione (Calibration): 6 x 600 sec dark, 100 bias, 50 flat L, 50 flat R, 50 flat G, 50 flat B.

Fase lunare media (Average Moon phase): 13.6%

Campionamento (Pixel scale): 1.7616 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note): LRGB.

M51 (NGC 5194) - 13/04/2013

Riportiamo anche una versione con gli spikes accenutati (we report a version of the picture with more intense spikes)

M51 (NGC 5194) - 13/04/2013

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M104 (NGC 4594) – 13/04/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): CCD Atik 314L+ B/W [6.45 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore ED (ED reftactor) Tecnosky Carbon Fiber 80mm f/7

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  Astronomik CCD LRGB

Risoluzione (Resolution): 1391 x 1039 (originale/original), 1327 x 975 (finale/final)

Data (Date): 13/04/2013

Luogo (Location): Saint-Barthélemy – AO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 7 x 600 sec bin 1×1 L a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 R a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 G a/at -17.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 B a/at -17.0°C.

Calibrazione (Calibration): 6 x 600 sec dark, 100 bias, 50 flat L, 50 flat R, 50 flat G, 50 flat B.

Fase lunare media (Average Moon phase): 13.6%

Campionamento (Pixel scale): 1.7616 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note): LRGB. Magnitudine limite compresa tra +20 e +21 (maximum magnitude +20/+21).

M104 (NGC 4594) - 13/04/2013

Riportiamo anche l’immagine invertita con indicate le galassie presenti nel campo. Per alcune di esse non si è trovato un riferimento. Chi volesse contribuire assegnando il nome alle galassie mancati può mandare un mail a davide@astrotrezzi.it (We report also a color inverse picture in order to identify the galaxies present in the field).

Galassie presenti nel campo inquadrato.

Infine abbiamo identificato alcuni ammassi globulari di M104. L’immagine con i rispettivi numeri identificativi è riportata qui sotto (We identified some M104’s globular clusters. The picture of them with the respective labels is shown).

  1. [RZ2004]GCI2129
  2. [BAZ97]1-2
  3. [DKV2003]X114
  4. [RZ2004]GCI2512
  5. [RZ2004]GCI2916
  6. [RZ2004]GCI3461
  7. [DKV2003]X15
  8. [RZ2004]GCI3320
  9. [RZ2004]GCI3680
  10. [RZ2004]GCI3987
  11. [RZ2004]GCI2038

Gli ammassi globulari di M104

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Il Flat Frame

Negli articoli “Il bias frame” ed “Il dark frame” abbiamo visto come correggere il valore di luminosità assunto da ciascun pixel del nostro sensore a semiconduttore al fine di ottenere una risposta omogenea all’assenza di luce. In questo modo, in assenza di luce, il nostro elemento fotosensibile assumerà livello di luminosità pari a 0 ADU. Ma cosa succede ora se cominciamo a mandare dei fotoni sul sensore (si veda “Un Universo di fotoni”)? Quello che ci aspettiamo, una volta corretta la nostra immagine con il master dark ed il master bias, è che:

Livello di Luminosità = valore teorico + rumore elettronico casuale

Questo sarebbe vero se tutti i pixel rispondessero allo stesso modo alla radiazione luminosa. Purtroppo la situazione è più complicata e ogni pixel produce un numero di elettroni diverso dall’altro quando inondato da una sorgente luminosa uniforme. Perché?

I motivi possono essere molti. Prima di tutto ciascun elemento fotosensibile, a causa principalmente delle piccole dimensioni e quindi della difficoltà tecnologica nella realizzazione dello stesso, è diverso l’uno dall’altro. Così se inondiamo due pixel del nostro sensore a semiconduttore con una sorgente uniforme, questi forniranno due livelli di luminosità leggermente (si spera) diversi.

Inoltre non tutte le regioni del sensore sono sensibili allo stesso modo per motivi di costruzione ed infine la luce che ci giunge da una sorgente uniforme deve passare da un sistema ottico che per definizione non ha un campo perfettamente piano, ovvero ai bordi del campo si ha un maggiore assorbimento della radiazione luminosa (vignettatura). Se mettiamo tutti in formule, ciascun pixel avrà quindi livello di luminosità dato da:

Livello di Luminosità = (valore teorico x flat) + rumore elettronico casuale

dove con flat abbiamo indicato un coefficiente di proporzionalità diverso da pixel a pixel. Come ottenere questo coefficiente? La risposta è quantomai semplice. Basta inondare il sensore con una sorgente di luce uniforme. Questa dovrebbe generare un livello di luminosità uguale in ogni elemento fotosensibile. Ovviamente per quanto detto prima questo non succederà ed il valore di luminosità di ciascun pixel sarà pari a quello teorico per il flat. Ecco fatto quindi! Riprendere un’immagine di una sorgente luminosa coincide con il determinare per ciascun pixel il valore del coefficiente flat. Tale scatto è definito flat frame.

Sorgenti luminose uniformi ne esistono varie in commercio. Alcuni strumenti note come flat field generator o flat box sono in grado di fornire sorgenti di luce uniformi e con uno spettro praticamente bianco. Questo permette di avere in una sola esposizione un buon flat in tutti i canali RGB (vedi Costruire un’immagine a colori), fatto importante per sensori a colori come i CMOS delle DSLR. Altre sorgenti di luce approssimativamente uniformi sono i monitor dei computer, il cielo diurno, una maglietta bianca sull’ottica illuminata con una torcia, un muro o un foglio bianco. Lasciamo a voi la fantasia di trovare delle buone sorgenti di luce uniforme. In questi casi bisogna prestare attenzione a non riprendere le frequenze delle lampade (appaiono come bande chiare e scure nello scatto) o campi non perfettamente uniformi.

Trovata la sorgente di luce uniforme è necessario scattare con gli stessi ISO (bin) della ripresa dell’oggetto astronomico e soprattutto con la stessa messa a fuoco. Infatti un pixel potrebbe non assumere il valore di luminosità di un altro a seguito della presenza di polvere o macchie sul sensore. Tali macchie cambiano forma e intensità di assorbimento della luce al variare della messa a fuoco. Questo spiega il perché la messa a fuoco del flat frame deve essere la stessa dello scatto di ripresa dell’oggetto astronomico.

Cosa dire invece del tempo di esposizione? Questo va determinato in modo che il picco di luminosità del flat frame, che rappresenta il valore teorico in ADU fornito dalla sorgente di luce uniforme, risulti al centro dell’istogramma. Per fare questo è possibile utilizzare l’utility INFO presente sulle DSLR al fine di visualizzare sullo schermo della fotocamera l’istogramma relativo allo scatto oppure utilizzando software di elaborazioni delle immagini. Se usate IRIS per elaborare immagini CCD ricordatevi di sottoesporre il flat data la compressione in bit necessaria per elaborare l’immagine. Anche il flat frame ovviamente non è privo di errori ed il suo livello di luminosità è dato da:

Livello di Luminosità = valore teorico + rumore elettronico non casuale + offset + rumore termico + rumore elettronico casuale

 I bias frame utilizzati per la correzione del dark e della ripresa dell’oggetto astronomico possono essere utilizzati anche per correggere il flat ovviando così al rumore elettronico non casuale ed all’offset. Per ovviare al rumore termico è necessario riprendere i dark frame ma utilizzando come tempo di ripresa il tempo di esposizione del flat e non quello di ripresa dell’oggetto astronomico. Il rumore elettronico casuale invece può essere ridotto sommando (mediando) più flat frame. Una volta corretto il flat frame e mediati i flat frame corretti (master flat frame) abbiamo:

Livello di Luminosità [mediato su N scatti] = valore teorico = flat

ottenendo così il coefficiente flat per ciascun elemento fotosensibile del nostro sensore a semiconduttore. I master flat presentano la stessa struttura sia nel caso di CCD che CMOS. Riportiamo pertanto un esempio di flat frame ripreso con una Canon EOS 500D modificata Baader (vedi La “modifica Baader” per DSLR) ed il relativo istogramma RGB. Come si vede dalle immagini, la sorgente luminosa generata dal flat field generator utilizzato non è perfettamente bianca. Ricordiamo infine che seppur in minima parte, la temperatura e l’umidità possono modificare le condizioni di ripresa dei flat frame. Pertanto consigliamo di riprendere tali scatti direttamente sul campo al termine della sessione astrofotografica.

Figura 1: esempio di flat frame acquisito con una DSLR modello Canon EOS 400D modificata Baader.

Figura 2: istogramma per i canali RGB relativo al flat frame riportato in Figura 1.

 




M101 (NGC 5457) – 31/03/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): CCD Atik 314L+ B/W [6.45 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore ED (ED reftactor) Tecnosky Carbon Fiber 80mm f/7

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  Astronomik CCD LRGB

Risoluzione (Resolution): 1391 x 1039 (originale/original), 4107 x 3078 (finale/final)

Data (Date): 31/03/2013

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 9 x 600 sec bin 1×1 L a/at -10.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 R a/at -10.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 G a/at -10.0°C, 2 x 600 sec bin 1×1 B a/at -10.0°C.

Calibrazione (Calibration): 43 x 600 sec dark, 203 bias, 100 flat L, 100 flat R, 100 flat G, 100 flat B.

Fase lunare media (Average Moon phase): 74.7%

Campionamento (Pixel scale): 1.7616 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note): LRGB

M101 (NGC 5457) - 31/03/2013

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SN2013am – 31/03/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): CCD Atik 314L+ B/W [6.45 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore ED (ED reftactor) Tecnosky Carbon Fiber 80mm f/7

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS3/CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  Astronomik CCD L

Risoluzione (Resolution): 1391 x 1039 (originale/original), 1391 x 1039 (finale/final)

Data (Date): 31/03/2013

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 1 x 600 sec bin 1×1 a/at -10.0°C.

Calibrazione (Calibration): non presente (not present)

Fase lunare media (Average Moon phase): 74.7%

Campionamento (Pixel scale): 1.7616 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note): Riportiamo l’immagine in BW originale, di seguito la stessa con indicata la posizione della SN2013am e infine il confronto tra la galassia M65 ripresa il 31/03/2013 e quella del 25/02/2012 dove la supernova non era presente. // we post the picture of the SN2013am in BW original, with the supernova’s position indicated and a comparison between the image taken the 31st of March 2013 and the 25th of February 2013 where the supernova was not present.

La supernova SN2013am in M65 - 31/03/2013

La supernova SN2013am in M65 - 31/03/2013

Confronto tra una ripresa della galassia M65 senza SN2013am (25/02/2012) e quella del 31/03/2013

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C/2011 L4 (PAN-STARRS) – 31/03/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) con filtro Baader (with Baader Filter) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  non presente (not present)

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4752 x 3168 (finale/final)

Data (Date): 31/03/2013

Luogo (Location): Sormano – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): singolo scatto da 15 secondi a 3200 ISO.

Calibrazione (Calibration): non presente (not present)

Fase lunare media (Average Moon phase): 74.7%

Campionamento (Pixel scale):  1.288604 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note): purtroppo la cometa si trovava dietro a degli alberi / the comet was behind a lot of trees

C/2011 L4 (PAN-STARRS) – 31/03/2013





Marzo 2013

Riportiamo gli scarti, le prove ed altro riferiti al mese di Marzo 2013 (per maggiori informazioni cliccare qui) .

 

 

 

 

 

La regione di M35 - 31/03/2013

La regione di M35 con indicati i nomi degli oggetti più luminosi - 31/03/2013

Regione del Doppio Ammasso del Perseo - 31/03/2013

Regione del Doppio Ammasso del Perseo con indicati i nomi degli oggetti più luminosi - 31/03/2013

M44 - 31/03/2013




Osservare e Riprendere Saturno

Saturno è il sesto pianeta del Sistema Solare ed il più debole visibile ad occhio nudo da cieli suburbani. Occhio nudo? Si, avete capito bene. Tutti i pianeti ad esclusione di Nettuno (Urano è al limite) sono visibili ad occhio nudo; questo spiegherebbe anche perché gli antichi Greci, senza l’ausilio di strumenti ottici, sapevano dell’esistenza di questi lontani pianeti. Infatti, chi più chi meno, i pianeti appaiono come stelle luminose che a differenza delle altre presenti in cielo che non cambiano mai la loro posizione relativa (da cui il nome ormai arcaico di “stelle fisse”) queste si muovono giorno dopo giorno, anno dopo anno. Proprio il moto di questi astri diede loro il nome di pianeta ovvero “stella vagabonda”. Quindi non c’è da stupirsi se uscendo di casa la sera, al tramonto o all’alba noterete i pianeti brillare con quella luce proveniente dal Sole che le atmosfere planetarie riflettono con cura dando al pianeta un colore caratteristico. Nel caso di Saturno, l’idrogeno e l’elio presente in atmosfera fanno assumere al pianeta una tinta giallastra. Ecco quindi che Saturno apparirà ai nostri occhi come una stella gialla di media luminosità.

Come individuarla rispetto alle “stelle fisse”? Ci sono vari metodi. Il primo è osservare se, giorno dopo giorno, questa stella si sposta rispetto alle altre. Questo metodo ovviamente è poco efficace e richiede una pazienza che solo gli antichi astronomi possedevano. Una seconda via è quella di imparare a conoscere le stelle fisse, ovvero imparare la posizione e la forma delle costellazioni. Infatti ricordiamo che le costellazione sono costituite dalle stelle più luminose del cielo e quindi se impariamo a conoscerle possiamo subito notare la presenza di una stella “estranea” come ad esempio un pianeta o una cometa. Dato l’elevato livello tecnologico raggiunto in questi anni è possibile anche utilizzare applicazioni per smartphone che vi permettono di individuare automaticamente Saturno puntando il vostro cellulare verso il cielo. Per chi non possiede uno smartphone ma ha un computer portatile, il software Stellarium potrà sicuramente darvi una mano nell’identificazione dell’astro.

Una volta individuato Saturno ad occhio nudo non possiamo fare molto di più che osservarne il moto durante le stagioni. Questo era l’unica informazione a disposizione degli antichi astronomi che infatti sapevano dell’esistenza dei pianeti ma non avrebbero mai potuto intuire la bellezza celata dentro quel puntino luminoso.

Oggi però molti di noi posseggono binocoli e telescopi in grado di mostrarci le caratteristiche del pianeta. Utilizzando una ventina di ingrandimenti osserviamo infatti che il pianeta non è più puntiforme ma presenta una forma allungata: non è il vostro binocolo che ha problemi ottici! La forma ad ellisse è dovuta alla presenza dell’anello. Purtroppo a bassi ingrandimenti non è possibile separare il disco del pianeta dall’anello e il risultato complessivo è un ovale luminoso. Ma non demordete, già a quegli ingrandimenti è possibile osservare intorno al pianeta una stella luminosa. Si tratta della luna maggiore di Saturno: Titano. Se osservate con attenzione giorno dopo giorno noterete come questa stellina si muove rimanendo sempre nei pressi del pianeta.

Saturno ripreso il 04/06/2009. Confrontando le osservazioni del pianeta effettuate sulla scala di anni è possibile notare la diversa inclinazione degli anelli del pianeta.

Una volta intuita la forma dell’anello e individuato Titano, la curiosità di vedere meglio diventerà irresistibile. Non vi resta pertanto che acquistare un telescopio o seguire il gruppo di astrofili più vicino a casa vostra. A questo punto potete salire con gli ingrandimenti e vedrete come a partire da quell’ovale comincerete a distinguere l’anello di Saturno con al centro il disco del pianeta. Mano a mano che aumentate gli ingrandimenti, a seconda della calma atmosferica presente (fenomeno del seeing, vedi articolo “La scala Antoniadi”), comincerete a notare delle bande sul pianeta. Queste sono delle formazioni nuvolose presenti su Saturno così come su Giove. Se invece vi concentrerete sull’anello vedrete che non è continuo, ma interrotto da una banda nera. Questa è nota come divisione di Cassini ed è una regione meno densa dell’anello del pianeta. Tale formazione è dovuta all’influenza gravitazionale del satellite Mimas. E proprio a proposito di satelliti, Saturno è il pianeta che presenta il maggior numero di lune visibili attraverso un telescopio. Infatti oltre al già citato Titano, con un telescopio amatoriale è possibile osservare le lune Teti, Rea e Dione. Non siete ancora soddisfatti di quanto avete osservato? Non vi resta che acquistare un telescopio semi professionale che vi permetterà di osservare altre lune di Saturno quali la già citata Mimas, Giapeto, Encelado ed Iperione. Sul pianeta noterete dettagli sempre più sottili dell’atmosfera saturniana mentre gli anelli mostreranno divisioni sempre più sottili come la nota divisione di Encke (dovuta questa volta al satellite Pan).

Saturno è forse il pianeta del Sistema Solare la cui visione telescopica lascia il neofita a bocca aperta. Ma cosa dire della possibilità di riprendere il pianeta con una fotocamera digitale? La cosa è fattibile utilizzando la tecnica di proiezione d’oculare o tramite il metodo afocale. Quello che suggeriamo pero noi è l’utilizzo di webcam astronomiche (commerciali o autocostruite) che permettono di ottenere il massimo dal nostro telescopio (per maggiori informazioni si legga l’articolo “tecniche di ripresa del cielo notturno”). Vi segnaliamo inoltre la pagina fotografica dedicata a Saturno di ASTROtrezzi.it . Ovviamente è possibile riprendere Saturno nelle vicinanze (congiunzione) di altri oggetti celesti come ammassi stellari, galassie o nebulose. A volte come è successo il 22 maggio 2007, Saturno passa dietro la Luna (occultazione). Questo fenomeno tanto raro quanto bello da osservare al telescopio prevede che il pianeta con i suoi anelli e satelliti vada a tramontare/sorgere esattamente dietro a crateri, mari o monti lunari. Ad occhio nudo si vedrà Saturno sparire dietro la Luna e riapparire dopo un’ora circa dall’altro lato. La prossima occultazione di Saturno è prevista per il 25 ottobre 2014 in condizioni non molto favorevoli con la Luna bassa sull’orizzonte ovest.




C/2011 L4 (PAN-STARRS) – 21/03/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 200 mm f/4

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) con filtro Baader (with Baader Filter) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS2/CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  non presente (not present)

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4194 x 2430 (finale/final)

Data (Date): 21/03/2013

Luogo (Location): Inverigo – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 72 scatti a tempi diversi (72 shots at different exposure times) at/a 100-800 ISO.

Calibrazione (Calibration): 21 x 10 sec dark, 43 bias, 37 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 69.3%

Campionamento (Pixel scale):  1.21068 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 800 mm

Note (note): Le stelle sono state elaborate con StarSpikes Pro 2 (stars spikes produced with StarSpikes Pro 2)

C/2011 L4 (PAN-STARRS) – 21/03/2013

riportiamo anche una copia dell’immagine dove vengono riportati i nomi e le magnitudini delle stelle più luminose. Le stelle più deboli riprese sono di magnitudine visuale +11.56 / we report also a copy of the picture with the name of the brightest stars. The faintest stars presents are of magnitude +11.56.

C/2011 L4 (PAN-STARRS), con i nomi delle stelle / with star's names - 21/03/2013

Per scaricare i file originali in formato PIC clicca qui (password richiesta) / Click here in order to download the original files in PIC format (password request)




C/2011 L4 (PAN-STARRS) – 15/03/2013

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): IRIS + Adobe Photoshop CS6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  non presente (not present)

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4594 x 2875 (finale/final)

Data (Date): 15/03/2013

Luogo (Location): Inverigo – CO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 44 scatti a tempi diversi (44 shots at different exposure times) at/a 100 ISO.

Calibrazione (Calibration): 21 x 30 sec dark, 35 bias, 35 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 15.2%

Campionamento (Pixel scale):  1.288604 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note): composizione RRGB (RRGB composition).

C/2011 L4 (PAN-STARRS) - 15/03/2013

riportiamo anche un ritaglio dell’immagine originale (we report also a crop of the original picture):

C/2011 L4 (PAN-STARRS), crop - 15/03/2013

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DMSP F-18 – 18/10/2009

Varenna (LC), 18/10/2009 – Rocket Fuel Dump

L’immagine riprende un satellite militare meteorologico statunitense (DMSP F-18) ed il suo rocket (ovvero il lanciatore che permette di mandare i satelliti in orbita). Purtroppo il carburante presente nel rocket era eccessivo ed è quindi stato rilasciato nello spazio lasciando dietro a ciascuno dei due corpi una scia simile alla coda di una cometa. Inoltre il rilascio del carburante ha generato un anello grande quasi quanto metà volta celeste. Questo anello modificava la sua forma muovendosi nel cielo. Il fenomeno, molto raro, è stato osservato dall’Europa e fotografato da poche persone. Questa immagine è così stata pubblicata sul sito spaceweather.com (NASA) ed in molti altri siti internet internazionali. La stressa immagine è stata pubblicata anche sulla rivista italiana di astronomia amatoriale Coelum. Riportiamo di seguito la descrizione data a suo tempo:

“I was coming back by car from the usually Sunday trip when something like a bright comet appeared in the night sky. So, I stopped the car and took some photos of the strange phenomenon (photos were taken by hand without any tripod). The bright object was anticipated by a bright star with a tail. It was surrounded by a circular halo, that became an ellipse when it came close to the horizon. Canon EOS 40D, 23 sec. 3200 ISO (Ob. 18 mm, f/6.3)”

Rocket Fuel Dump - 18/10/2009 . Clicca qui per visualizzare l'immagine su spacewather.com