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Nebulosa Laguna e Trifida

Immersa tra milioni di stelle, nella direzione del centro della nostra galassia, troviamo la nebulosa Laguna. Alcuni milioni di anni fa, quella che era una regione ricca di gas e polveri iniziò a creare numerose zone di condensazione. Così, come fossero nuvole in formazione in un cielo sereno, si formarono addensamenti di gas che poi si trasformarono in quella che è la pioggia cosmica: la nascita delle stelle. Infatti, al centro di ogni zona di condensazione la densità del gas aumentò così come la temperatura fino a raggiungere l’innesco delle reazioni di fusione nucleare e quindi l’accensione delle giovani protostelle. Saranno proprio queste stelle neonate, visibili ancora oggi al centro della nebulosa, che con la loro luce (radiazione ultravioletta) andranno ad “accendere” quella che vediamo come una nebulosa di colore rosso. Ingrandendo l’immagine della nebulosa è possibile ancora oggi vedere dei centri di condensazione di gas e polveri noti come globuli di Bok.

Globuli di Bok nella nebulosa Laguna ripresi dal Passo del Mortirolo (BS). [Foto ASTROtrezzi]

In questa mostra avrete visto o vedrete numerose immagini di nebulose quali quella di Orione, la proboscide d’elefante e NGC6914. La nostra galassia ne possiede tantissime, indice di una vitalità ancora presente tra vita e morte delle stelle. Una piccola curiosità: le vedete quelle nubi bianco-gialle che circondano la nebulosa? Non sono gas. Ingrandendole al telescopio sono stelle!

Ritaglio dell’immagine originale per mostrare la quantità di stelle presenti.

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una camera Canon EOS 500D modificata per l’astronomia e obiettivo Canon EF 200 mm f/2.8 L II USM ridotto a f/5. Essa è la somma di 25 scatti, ciascuno esposto 300 secondi a 800 ISO. Riprese effettuate il 25/06/2022 dall’Alpe del Giumello, Casargo (LC). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2022/09/m8-ngc-6523-25-06-2022/ .

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Nebulosa di Orione

Era il 1883 quando Andrew Ainslie Common riprese la prima fotografia di un oggetto celeste del profondo cielo. Si trattava di una delle nebulose diffuse più brillanti del cielo notturno, visibile persino ad occhio nudo da cieli sufficientemente bui: la nebulosa di Orione. Essa fa parte di una struttura più vasta nota come Complesso Nebuloso Molecolare di Orione ed è costituito da gas e polveri espulse circa dieci milioni di anni fa durante l’esplosione di stelle massive giunte al termine della loro vita. Gas e polveri ricchi di elementi pesanti sintetizzati all’interno di quelle fornaci cosmiche che sono le stelle. 300 mila anni fa, dallo scontro di questo materiale stellare, iniziò un processo di condensazione che sta portando tutt’ora alla formazione di nuove stelle. Il ciclo della vita stellare.

Quattro giovani stelle in particolare brillano al centro della nebulosa. A seguito della loro posizione relativa, prendono il nome di trapezio di Orione. Tra 100 mila anni, il vento stellare prodotto dalle stelle appena nate al centro della nebulosa spazzerà via tutto il gas e polveri rimaste e della nebulosa di Orione rimarrà solo un ammasso aperto. Una cosa simile a quella che deve essere successa, 100 milioni di anni fa, all’ammasso delle Pleiadi che avrete incontrato o incontrerete in questa mostra.

Il Trapezio di Orione ripreso da Varenna (LC). [Foto ASTROtrezzi]

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una camera CCD Atik 383L+ monocromatica e telescopio Newton 150 mm f/5 in combinazione con una camera Canon EOS 500D modificata per l’astrofotografia e telescopio rifrattore ED 80 mm f/7. Essa è la somma di 39 scatti monocromatici e 75 scatti a colori. Riprese effettuate il 25/12/2011 e il 29/12/2013 da Sormano (CO). Dati tecnici disponibili agli indirizzi https://www.astrotrezzi.it/2012/05/m42-ngc-1976-25122011/ e https://www.astrotrezzi.it/2014/02/m42-ngc-1976-29122013/ .

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Nebulosa Proboscide d’Elefante

Le stelle sono delle immense fonaci atomiche. Durante la loro vita, nelle regioni più centrali, gli elementi primordiali quali idrogeno, elio e litio, vengono fusi per formare elementi più pesanti. A seconda delle dimensioni della stella è così possibile sintetizzare tutti gli elementi della tavola periodica fino al Ferro. La sintesi di elementi più pesanti consuma energia e porta la stella al collasso gravitazionale e quindi alla sua esplosione. La materia presente nelle regioni centrali della stella viene così espulsa nello spazio interstellare che di conseguenza si arricchisce di elementi pesanti. Inoltre, durante la fase esplosiva avvengono reazioni nucleari che portano alla formazione di tutti i restanti elementi della tavola periodica.

Proprio da quelle “nubi arricchite” nasceranno nuove stelle e pianeti. Proprio in quelle nubi c’erano più di 5 miliardi di anni fa gli elementi che costituiscono oggi il nostro corpo, gli alberi, i nostri gioielli e tutto quello che ci circonda quotidianamente. Una di queste nubi è nota con il nome di nebulosa proboscide d’elefante a seguito della sua forma che ricorda appunto la proboscide di un elefante. Essa si trova a circa 3000 anni luce da noi, visibile nella costellazione del Cefeo. Questa nebulosa, parte di un complesso più grande noto come IC1396 è ricca di elementi chimici, tra cui l’idrogeno, l’ossigeno e lo zolfo.

Utilizzando una tecnica astrofotografica nota come “fotografia a banda stretta” è possibile mettere in luce la distribuzione di questi elementi all’interno della nebulosa a scapito dei colori originali. L’immagine che potete osservare in questa mostra ne è un esempio. I colori blu rappresentano l’ossigeno, il giallo l’idrogeno ed il rosso lo zolfo. L’immagine a colori “reali” è riportata qui sotto:

IC 1396 ripresa da Varenna (LC). La nebulosa proboscide d’elefante è visibile in piccolo a destra. [Foto ASTROtrezzi]

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una camera CCD Atik 383L+ e telescopio Newton 150 mm f/5. Essa è la somma di 52 scatti con filtri H-alfa, OIII e SII. Riprese effettuate i giorni 02-03-05-08-10/09/2013 da Briosco (MB). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2013/09/ic-1396-02-03-05-08-10092013/ .

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Luna

La Luna ha accompagnato la vita di noi essere umani fin dai primordi. La sua luce ha rischiarato di notte i sentieri ancor prima della scoperta del fuoco, il suo moto ha scandito il tempo e mosso le maree. La stessa parola “mese” deriva da “Luna” ed il numero dei suoi giorni ci ricorda il periodo di rivoluzione del nostro unico satellite naturale.

Situata a circa 384 mila chilometri di distanza, la Luna è il corpo celeste a noi più vicino. Proprio questa vicinanza, oltre alle sue esigue dimensioni, ha fatto si che nel corso di milioni di anni il suo moto sia diventato sincrono. Questo significa che per la Luna periodo di rotazione e rivoluzione coincidono e quindi, vista dalla superficie terrestre, mostra a noi sempre la stessa faccia. Malgrado ciò, la differente posizione della Luna durante il suo moto di rivoluzione intorno al nostro pianeta determina la presenza delle fasi: crescente, piena, calante e nuova.

La foto che state osservando mostra la Luna con una fase che taglia praticamente a metà la superficie detta “primo quarto”. Questa è la fase che assume il nostro satellite al primo quarto di orbita. Ogni quarto di orbita, della durata di circa sette giorni, è quello che noi oggi identifichiamo con il termine “settimana”. La condizione di “primo quarto” rappresenta il momento migliore per osservare il nostro satellite dove il sole radente evidenza le strutture della sua superficie come monti e crateri. Proseguite in questa mostra e soffermatevi di fronte ai quadri dedicati a queste strutture lunari.

Sito di allunaggio della missione Apollo XI ripreso da Varenna (LC). [Foto ASTROtrezzi]

La superficie presenta zone tortuose dette “terre” e vaste pianure sabbiose dette “mari”. Le terre sono più antiche e presentano le cicatrici del tempo originate dai numerosi impatti meteorici subiti circa 4 miliardi di anni fa. I mari invece sono più recenti, figli della solidificazione di grandi bacini di lava. In uno di questi mari, denominato “Mare della Tranquillità”, il 20 luglio del 1969 il modulo Eagle della missione Apollo XI toccò il suolo lunare portando i primi uomini sulla Luna. Il 16 novembre 2022 la NASA ha dato il via alle missioni Artemis che porteranno nel 2025 di nuovo gli uomini, ed in particolare la prima donna, sulla Luna.

Ascoltate l’audio originale del primo allunaggio dove viene pronunciata da Neil Armstrong la storica affermazione “questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità» :

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una camera ToupTek G3M178C e telescopio Maksutov 127 mm f/11.8. Essa è un mosaico di 9 immagine, ciascuna somma di 500 scatti. Riprese effettuate il 22/04/2018 da Varenna (LC). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2018/05/luna-22042018/ .

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Galassia di Andromeda

A “soli” 2.54 milioni di anni luce da noi esiste una galassia costituita da mille miliardi di stelle. Essa prende il nome dalla costellazione nella direzione della quale è possibile osservarla ad occhio nudo: Andromeda. Questa è la galassia a noi più vicina e allo stesso tempo è la più grande del nostro gruppo locale di galassie detto, per l’appunto, Gruppo Locale di cui fa parte la Via Lattea e la galassia del Triangolo le cui immagini sono presenti in questa mostra.

La galassia di Andromeda venne studiata nel 1925 dall’astronomo statunitense Edwin Hubble, il quale identificò un tipo particolare di stelle ivi presenti, le cefeidi, importanti per determinare le distanze cosmiche. In quegli anni infatti era ancora viva la discussione sulla possibilità dell’esistenza di altre galassie oltre la nostra. Ad Hubble venne poi dedicato il primo telescopio spaziale: l’Hubble Space Telescope (HST) lanciato in orbita il 24 aprile del 1990. Sarà proprio l’HST a riprendere la prima immagini ad altissima risoluzione di questa galassia che potete visionare cliccando sul seguente link : https://esahubble.org/images/heic1502a/ .

Particolare della galassia di Andromeda ripresa da Varenna (LC). [foto ASTROtrezzi]

Grazie agli studi effettuati sulla galassia di Andromeda abbiamo potuto iniziare ad investigare le profondità del Cosmo cercando di capirne la dinamica e le sue effettive dimensioni. Oggi, dopo cento anni siamo più coscienti di ciò che ci circonda e siamo pronti per affrontare le nuove sfide che la Fisica e la Cosmologia ci propongono: cos’è la materia oscura? Cosa è successo nei primi istanti dell’Universo? Dove è finito l’anti-universo?

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una camera CCD Atik 383L+ monocromatica e telescopio rifrattore tripletto APO FPL53 80mm f/6. Essa è la somma di 30 scatti con filtri rosso, verde, blu e luminanza, ciascuno esposto 600 secondi. Riprese effettuate il 12/12/2015 da Saint Barthélemy (AO). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2015/12/m31-ngc-224-12122015/ .

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Galassia del Triangolo

La galassia del Triangolo è la seconda galassia più vicina a noi dopo quella di Andromeda che avrete incontrato o incontrerete durante la visita alla mostra. Venne scoperta nel lontano 1654 dall’astronomo siciliano Giovanni Battista Odierna ed è una galassia a spirale di dimensioni leggermente inferiori alla nostra. Essa dista dalla Terra 2.88 milioni di anni luce. Questo significa che l’immagine che stiamo osservando ora è partita da quella galassia 2.88 milioni di anni fa, quando sul nostro pianeta non era ancora apparso l’homo erectus.

Osservando in dettaglio l’immagine di questa galassia è possibile individuare la sua “fioccosità” ovvero il fatto che i bracci presentano delle grumolosità costituite da addensamenti di stelle. Sempre tra i bracci è possibile vedere delle macchie rosse: sono nebulose ad emissione simili a quelle che potete visionare in questa mostra, appartenenti però non alla la Via Lattea ma alla galassia del Triangolo. Lontane nebulose, resti di stelle esplose milioni di anni fa la cui luce raggiunge solo ora i nostri occhi. Vedere lontano nello spazio vuol dire viaggiare nel tempo, rivivere un passato lontano. Non c’è macchina del tempo più straordinaria di un telescopio.

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una camera CentralDS 600D II Pro e telescopio Schmidt-Cassegrain 200 mm f/10, ridotto a f/7. Essa è la somma di 30 scatti, ciascuno esposto 360 secondi a 1600 ISO. Riprese effettuate il 10/01/2021 da Varenna (LC). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2021/02/m33-ngc-598-10-01-2021/ .

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Eclissi Totale di Luna

La Luna ruota intorno alla Terra con un periodo pari a circa 29 giorni e mezzo. In particolare, la Luna si definisce “piena” quando, vista da Terra, è illuminata completamente dalla luce del Sole. Tale condizione si verifica circa una volta ogni mese e, vista dallo spazio, si traduce in un allineamento prospettico Sole – Terra – Luna.

Circa una volta ogni tre anni la Terra, intraposta tra Luna e Sole, può nascondere quest’ultimo alla vista della Luna. Pertanto, la superficie lunare, inizialmente illuminata dal Sole, viene a trovarsi per poco più di un’ora immersa nelle tenebre. Vista dal nostro pianeta, la Luna inizialmente piena viene lentamente ad oscurarsi dando luogo al fenomeno noto come eclissi di Luna. Se l’oscuramento è completo si parla di eclissi totale di Luna altrimenti si dice parziale. L’ultima eclissi totale di Luna visibile dall’Italia è stata il 16 maggio 2022, la prossima sarà il 14 marzo 2025.

La Terra vista dalla Luna durante un’eclissi totale.

Grazie alla nostra atmosfera, la Luna nella fase di massimo oscuramento non appare completamente buia ma si tinge di rosso. Questa colorazione è dovuta ai raggi del Sole che vengono deviati dall’atmosfera terrestre, fenomeno che normalmente chiamiamo tramonto e alba. Quindi potremmo affermare che, durante le eclissi totali, la superficie lunare viene illuminata dalla luce prodotta contemporaneamente da tutti i tramonti e le albe del mondo. Ovviamente la colorazione rossa sarà più o meno intensa a seconda delle condizioni atmosferiche presenti al momento dell’eclissi.

Eclissi totale di Luna su Menaggio (CO). [foto ASTROtrezzi]

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una Canon EOS 500D modificata per l’astrofotografia e telescopio Newton 200 mm f/5. Essa è uno scatto singolo da 5 secondi di posa a 200 ISO. Riprese effettuate il 27/07/2018 da Montefiore dell’Aso (AP). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2018/08/eclissi-totale-di-luna-27072018/ .

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Cometa NEOWISE

L’astronomo statunitense Fred Lawrence Whipple definì le comete come delle grandi palle di neve sporca. Di dimensioni pari a circa 10 km, esse viaggiano nello spazio interplanetario. La stragrande maggioranza delle comete si sono formate agli estremi confini del nostro Sistema Solare, nella regione che oggi prende il nome di nube di Oort. Questa si trova al di là delle 20 mila unità astronomiche, ovvero 20 mila volte la distanza tra la Terra ed il Sole pari a circa 150 milioni di chilometri. A quella distanza il Sole appare come una stella brillante e la temperatura media si aggira intorno a 268 gradi sotto lo zero. In un lontano passato, circa 4.6 miliardi di anni fa, la forza di gravità ha fatto condensare l’acqua ivi presente andando a costituire quelli che sono i nuclei delle comete. A seguito di perturbazioni gravitazionali, questi nuclei cometari iniziano a muoversi e, attratti dal Sole, cadono verso di esso. Quando i nuclei cometari si avvicinano a meno di 800 milioni di km dal Sole, più o meno nei pressi dell’orbita di Giove, il ghiaccio inizia a sublimare trasformandosi in gas. Quest’ultimo sospinto dal vento solare va a creare la bellissima coda che contraddistingue questi corpi celesti. Oltre all’acqua vengono emesse polveri e altri tipi di gas che possono dare alla coda colori differenti (verde, azzurro, bianco).

Il nome delle comete è dato dal loro scopritore. Recentemente la NASA ha lanciato un telescopio spaziale denominato Wide-Field Infrared Survey Explorer o WISE. Questo telescopio, destinato all’osservazione dell’Universo nell’infrarosso è capace di identificare automaticamente comete ed asteroidi ed in particolare quelli che passano vicini al nostro pianeta (Near Earth Object o NEO). Il progetto è stato così battezzato NEOWISE. Nel 2020 il telescopio WISE ha scoperto una cometa denominata C/2020 F3 NEOWISE, la quale mostrò tutto il suo splendore intorno alla metà di luglio dello stesso anno.

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una Canon EOS 40D modificata per l’astrofotografia e obiettivo Canon EF 100-400mm f/5.6 L IS USM utilizzato a 250 mm f/5.6. Essa è la somma di 36 scatti, ciascuno esposto 10 secondi a 1600 ISO. Riprese effettuate il 11/07/2020 dal Passo San Marco (BG). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2020/07/c2020-f3-neowise-11072020/ .

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Ammasso delle Pleiadi

スバル ovvero Subaru: nome dato dai giapponesi all’ammasso stellare delle Pleiadi. Lo stesso nome è stato attribuito successivamente ad una nota casa automobilistica, il cui logo rappresenta cinque stelle tra le più luminose che costituiscono l’ammasso. Nell’antica Grecia sono invece sette le stelle ritenute più luminose, identificate con le sette sorelle: Asterope, Merope, Elettra, Maia, Taigete, Celaeno e Alcyone.

Logo dell'azienda automobilistica Subaru.

Logo dell’azienda automobilistica Subaru.

Come nel caso del doppio ammasso del Perseo, che avrete incontrato od incontrerete durante la visita alla mostra, anche le Pleiadi sono un ammasso aperto. Queste si sono formate circa cento milioni di anni fa, all’epoca dei dinosauri, e distano da noi 443 anni luce. Le circa mille stelle che costituiscono l’ammasso, ancora circondate dalla nebulosa molecolare gigante da cui sono nate, sono di colore blu. Dopo Sole e Luna, le Pleiadi a seguito della loro intensa luminosità sono state oggetto di raffigurazioni artistiche fin dai tempi più antichi come nel caso del disco di Nebra del 1600 a.C. Persino Giovanni Pascoli parlò di loro nel “gelsomino notturno”:

Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.

dove la “Chioccetta” è il nome popolare attribuito all’ammasso aperto.

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una Canon EOS 40D modificata per l’astrofotografia e telescopio Newton 150 mm f/5. Essa è la somma di 7 scatti, ciascuno esposto 600 secondi a 640 ISO. Riprese effettuate il 19/12/2014 dalla Colma di Sormano (CO). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2014/12/m45-ngc-1432-19122014/ .

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Doppio Ammasso del Perseo

Tra i bracci della nostra galassia, la Via Lattea, è possibile trovare degli addensamenti di stelle che prendono il nome di ammassi aperti. Il loro nome, contrapposto a quello degli ammassi chiusi con cui venivano un tempo denominati gli ammassi globulari, indica gruppi di stelle relativamente giovani, formatesi da una comune nebulosa molecolare gigante. Tali stelle, di numero inferiore alle mille unità, sono legate debolmente tra loro dalla forza di gravità. Gli effetti mareali della Galassia vanno con il tempo a disgregare questi ammassi trasformandoli prima in un’associazione stellare visibile da Terra come “costellazione” (ad esempio parte del Grande Carro o le Iadi nel Toro) per poi ridurle a singole stelle. Anche il Sole doveva appartenere, cinque miliardi di anni fa, ad un ammasso aperto! Quest’ultimo si è poi disgregato nel tempo. Pertanto, le nostre sorelle sono ancora lì fuori, tra le migliaia di stelle che possiamo osservare di notte al telescopio.

Tra gli ammassi aperti più affascinanti del cielo boreale abbiamo il doppio ammasso del Perseo. Questo è un sistema composto da due ammassi aperti distinti posti a 6800 e 7600 anni luce dal Sole. Seppur vicini prospetticamente, i due distano tra loro circa 800 anni luce.

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una Canon EOS 40D modificata per l’astrofotografia e telescopio Newton 200 mm f/5. Essa è la somma di 9 scatti, ciascuno esposto 600 secondi a 400 ISO. Riprese effettuate il 05/11/2015 dalla Colma di Sormano (CO). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2015/11/ngc-869-ngc-884-05112015/ .

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Ammasso Globulare dell’Ercole

Intorno alla nostra Galassia orbitano dei piccoli ammassi di stelle noti come ammassi globulari. La forza di attrazione gravitazionale determina, con le sue simmetrie, la forma di questi gruppi di centinaia di migliaia di stelle che assumono un aspetto pressoché sferico. Sono 158 gli ammassi globulari orbitanti intorno al centro della nostra galassia; un numero assai piccolo se rapportato a quello delle galassie più grandi dove se ne contano a migliaia. Le stelle che formano gli ammassi globulari sono molto antiche, tanto quanta l’età della nostra galassia. La peculiarità di questi corpi celesti è l’elevata densità stellare: nello spazio che separa il Sole dalla stella più vicina, Proxima Centauri, troveremmo più di mille stelle! Queste condizioni rendono gli ammassi globulari un ambiente ostile alla formazione di sistemi planetari stabili. Malgrado ciò, il 16 novembre del 1974, venne inviato dal radiotelescopio di Arecibo (Porto Rico) un messaggio in direzione di uno degli ammassi globulari più noti tra quelli orbitanti intorno alla nostra galassia: l’ammasso globulare dell’Ercole. Ovviamente non abbiamo ottenuto ancora nessuna risposta, anche perché il segnale raggiungerà quelle stelle tra circa 25 mila anni. Infatti, tale ammasso globulare, il più luminoso del cielo boreale, dista 25100 anni luce dal Sole e contiene diverse centinaia di migliaia di stelle. Di seguito potrete ascoltare il “messaggio di Arecibo”:

Questo messaggio contiene, in formato binario, numerose informazioni relative alle principali discipline scientifiche quali la matematica, la chimica, la biologia e l’astronomia.

DETTAGLI: l’immagine è stata ripresa con una CCD ATIK 383L+ monocromatica e telescopio Ritchey-Chrétien 203 mm f/8. Essa è realizzata a partire da 24 scatti effettuati utilizzando filtri rosso, verde, blu e luminanza. Riprese effettuate il 16/05/2015 da Saint Barthélemy (AO). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2015/05/m13-ngc-6205-16052015/ .

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La Via Lattea

Quante notti passate ad osservare le stelle: piccoli puntini che illuminano la vastità del cielo notturno. Oggi, dai cieli più bui d’Italia possiamo osservare fino a mille stelle ad occhio nudo ma in realtà sono molte, molte di più. Le macchine fotografiche ci hanno permesso infatti di scoprire che anche piccole porzioni di cielo contengono in realtà decine, centinaia, migliaia di stelle.

Tutte le stelle che osserviamo e che possiamo osservare di notte, più di 200 miliardi, appartengono a quella che noi chiamiamo Galassia, con la G maiuscola. Questa è la nostra casa, il luogo dove il Sole e la Terra si sono formati circa cinque miliardi di anni fa.

Immagine di una porzione della Via Lattea ripresa dall’Alpe Giumello – Casargo (LC). A destra un ingrandimento di alcune parti per mostrare l’enorme numero di stelle in essa contenute. [foto ASTROtrezzi]

La nostra galassia però non è un insieme omogeneo di stelle. La maggior parte di esse, tra cui il Sole, sono disposte lungo un disco la cui sezione appare ad occhio nudo come una striscia luminosa irregolare, di colore bianco, che attraversa l’intera volta celeste. A seguito della sua morfologia, gli antichi Romani la chiamarono Via Lactea, la “via del latte”. Per gli Egizi invece, essa era la controparte celeste del fiume Nilo.

Via Lattea estiva ripresa dal centro storico di Varenna (LC). [foto ASTROtrezzi]

Visibile ad occhio nudo anche dai cieli dell’alto Lario, in fotografia è possibile apprezzarne i colori e i particolari. Regioni chiare e scure si alternano a nebulose colorate. Le regioni chiare sono costituite da stelle mentre quelle scure sono polveri più o meno dense che si intrapongono tra noi e le altre stelle. Infine le nebulose, di colori che spaziano tra il rosso ed il blu, sono i residui di esplosioni di vecchie stelle e/o luoghi da cui nasceranno nuove stelle.

Proseguite nella visita attraversando nebulose ed ammassi stellari, scoprendo che la Galassia non è l’unica nel nostro Universo. Centinaia di miliardi di isole, ciascuna contenente centinaia di miliardi di stelle, ci attendono là fuori, nell’immensità del cielo.

DETTAGLI: l’immagine è un mosaico di tre immagini riprese con una Canon EOS 500D modificata per l’astrofotografia e obiettivo Canon EF-S 18-55mm f/3.5 utilizzato a 18 mm di focale, tutta apertura. Ogni immagine del mosaico è la somma di 10 scatti, ciascuno esposto 180 secondi a 1600 ISO. Riprese effettuate il 19/07/2015 dal rifugio Dosdé, Valdidentro (SO). Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/2015/07/via-lattea-19072015/ .

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Novembre 2022

Riportiamo gli scarti, le prove ed altro riferiti al mese di Novembre 2022 (per maggiori informazioni cliccare qui).

IC1396, Varenna (LC) – 18/11/2022

Ced214, Varenna (LC) – 18/11/2022

IC1318, Varenna (LC) – 19/11/2022

IC1318, Varenna (LC) – 19/11/2022

IC1318, Varenna (LC) – 19/11/2022

NGC 7635, Varenna (LC) – 19/11/2022

NGC 7635, Varenna (LC) – 19/11/2022

Sh2-240, Varenna (LC) – 18-19/11/2022




Costellazione del Cigno – 18/12/2022

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Nikon Nikkor AIS 35 mm f/2.8 utilizzato a (used at) f/4.0

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 40D (filtro LPF2 rimosso / LPF2 filter removed) [5.7 μm]

Montatura (Mount): iOptron SkyGuider Pro

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): PixInsight 1.8.8 + Adobe Photoshop 24.1.0 + Topaz Sharpen AI 3.3.5 + Topaz DeNoise AI 3.0.3

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  Astronomik UHC-E EOS clip

Risoluzione (Resolution): 3888 x 2592 (originale/original), 3908 × 2602(finale/final)

Data (Date): 18/12/2022

Luogo (Location): Varenna – LC, Italia (Italy)

Pose (Frames): 14 x 360 sec at/a 400 ISO

Calibrazione (Calibration): 62 dark, 40 bias , 40 flat.

Fase lunare media (Average Moon phase): 26.5%

Campionamento (Pixel scale):  33.648 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 35 mm

Note (note):

Costellazione del Cigno – 18/12/2022 [constellazione]

Costellazione del Cigno – 18/12/2022 [annotazioni]

Costellazione del Cigno – 18/12/2022 [senza stelle]

Costellazione del Cigno – 18/12/2022 [ambientata]




Occultazione di Marte – 08/12/2022

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Schmidt-Cassegrain Celestron EdgeHD 200 mm f/10

Camera di acquisizione (Imaging camera): ToupTek G3M178C [2.40 μm] , Canon EOS 6D Mark II [5.67 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): con Canon EOS 6D Mark II riduttore Celestron 0.7x per EdgeHD (Celestron EdgeHD 0.7x reducer)

Software (Software): Adobe Photoshop 24.0.1 + Topaz Sharpen AI 3.3.5 + Registax 5.1 + AutoStakkert! 3.1.4

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter): non presente (not present)

Risoluzione (Resolution): ToupTek G3M178C 3096×2080 (originale/original) , Canon EOS 6D Mark II 6240 x 4160 (originale/original)

Data (Date): 08/12/2022

Luogo (Location): Varenna – LC, Italia (Italy)

Pose (Frames): ToupTek G3M178C somma di circa 1000 frame per pannello (about 1000 frames stack for panel), Canon EOS 6D Mark II singole pose da 1/320 sec a 320 ISO (single shot, 1/320 sec at 320 ISO)

Calibrazione (Calibration): non presente (not present)

Fase lunare media (Average Moon phase): 100.0%

Campionamento (Pixel scale): ToupTek G3M178C 0.123967 arcsec/pixel, Canon EOS 6D Mark II 0.585745 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): ToupTek G3M178C 2000 mm, Canon EOS 6D Mark II 1400 mm

Note (note): video dell’occultazione di Marte da parte della Luna, ingresso, disponibile all’indirizzo https://youtu.be/qnvElQmqesY (lunar occultation of Mars ingoing movie available on https://youtu.be/qnvElQmqesY)

Occultazione di Marte, posizione del pianeta in ingresso e uscita (planet position before and after occultation), no label – 08/12/2022

Occultazione di Marte, posizione del pianeta in ingresso e uscita (planet position before and after occultation), label – 08/12/2022

Occultazione di Marte (Lunar occultation of Mars) – 08/12/2022

Occultazione di Marte, mosaico di 12 pannelli (Lunar occultation of Mars, 12 panels mosaic) – 08/12/2022

Occultazione di Marte (Lunar occultation of Mars) – 08/12/2022




M27 (NGC 6853) – 29/10/2022

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Schmidt-Cassegrain Celestron EdgeHD 200 mm f/10

Camera di acquisizione (Imaging camera): CentralDS 600D II Pro [4.3 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico (refractor) Svbony 60mm f/4

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): riduttore TS Optics CCD47 0.67x (TS Optics CCD47 0.67x reducer)

Software (Software): PixInsight 1.8.8 + Adobe Photoshop 24.0.0 + Topaz Sharpen AI 3.3.5 + Topaz DeNoise AI 3.0.3

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  IDAS NGS1 2″

Risoluzione (Resolution): 5184 x 3456 (originale/original), 5202 x 3464 (finale/final)

Data (Date): 29/10/2022

Luogo (Location): Varenna – LC, Italia (Italy)

Pose (Frames): 20 x 600 sec at/a 800 ISO

Calibrazione (Calibration): 37 dark, 42 dark flat, 42 bias, 50 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 22.7%

Campionamento (Pixel scale): 0.635 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 1422.4 mm

Note (note):

M27 (NGC 6853) – 29/10/2022




NGC 7538 – 28/10/2022

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Ritchey-Chrétien TS Optics GSO 154 mm f/9

Camera di acquisizione (Imaging camera): CentralDS 600D II Pro [4.3 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico (refractor) Svbony 60mm f/4

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): riduttore TS Optics CCD47 0.67x (TS Optics CCD47 0.67x reducer)

Software (Software): PixInsight 1.8.8 + Adobe Photoshop 24.0.0 + Topaz Sharpen AI 3.3.5 + Topaz DeNoise AI 3.0.3

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  IDAS NGS1 2″

Risoluzione (Resolution): 5184 x 3456 (originale/original), 5202 x 3464 (finale/final)

Data (Date): 28/10/2022

Luogo (Location): Varenna – LC, Italia (Italy)

Pose (Frames): 18 x 600 sec at/a 800 ISO

Calibrazione (Calibration): 37 dark, 42 dark flat, 42 bias, 50 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 13.6%

Campionamento (Pixel scale): 0.9679 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 917.9 mm

Note (note):

NGC 7538 – 28/10/2022




M56 (NGC 6779) – 28/10/2022

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Ritchey-Chrétien TS Optics GSO 154 mm f/9

Camera di acquisizione (Imaging camera): CentralDS 600D II Pro [4.3 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico (refractor) Svbony 60mm f/4

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): riduttore TS Optics CCD47 0.67x (TS Optics CCD47 0.67x reducer)

Software (Software): PixInsight 1.8.8 + Adobe Photoshop 24.0.0 + Topaz Sharpen AI 3.3.5 + Topaz DeNoise AI 3.0.3

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  IDAS NGS1 2″

Risoluzione (Resolution): 5184 x 3456 (originale/original), 5202 x 3464 (finale/final)

Data (Date): 28/10/2022

Luogo (Location): Varenna – LC, Italia (Italy)

Pose (Frames): 4 x 600 sec at/a 800 ISO

Calibrazione (Calibration): 37 dark, 42 dark flat, 42 bias, 50 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 13.6%

Campionamento (Pixel scale): 0.9679 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 917.9 mm

Note (note):

M56 (NGC 6779) – 28/10/2022