Dal greco antico πλάνητες ἀστέρες, plànētes astéres ovvero, “le stelle vagabonde”, i pianeti nell’antichità erano tutte quelle stelle che si muovevano rispetto alle altre. Ancora oggi, visti ad occhio nudo, i pianeti appaiono come stelle luminose in moto rispetto alle altre. Alcune si vedono solo poco prima dell’alba o poco dopo il tramonto (Mercurio e Venere), altri durante tutta la notte (Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno). Fino al 2006 Plutone era l’ultimo pianeta del Sistema Solare, ma venne declassato alla categoria di pianeta nano insieme a Cerere, scoperto dal valtellinese Giuseppe Piazzi, ed altri asteroidi transnettuniani.

Monumento dedicato a Giuseppe Piazzi a Ponte in Valtellina (SO).

Bisognerà aspettare il 1610 per scoprire, grazie a Galileo, che quelle stelle vagabonde in realtà erano corpi celesti del tutto simili alla Terra. Solo allora la Terra divenne un “pianeta”. Al telescopio Mercurio e Venere presentano le fasi, come la Luna, e questo si scoprì essere dovuto al fatto che i due pianeti si trovano più vicini al Sole della Terra. Vennero chiamati pianeti interni. Gli altri, di conseguenza, vennero chiamati pianeti esterni. Di tutti i pianeti esterni, Saturno presenta un complesso sistema di anelli scoperti da Christiaan Huygens nel 1655. I pianeti più lontani dal Sole, rispettivamente Urano e Nettuno vennero scoperti solo nel 1781 da William Herschel e nel 1846 da John Couch Adams.

DETTAGLI: l’immagine è un collage di foto planetarie riprese con diverse camere e telescopi. Dati tecnici disponibili all’indirizzo https://www.astrotrezzi.it/astrofotografia/astrofotografia-solare-lunare-e-planetaria/ .

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