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M81 (NGC 3031), M82 (NGC 3034) – 29/04/2017

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Newton SkyWatcher BlackDiamond 150 mm f/5

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 500D (Rebel T1i) modificata Baader (Baader modded) [4.7 μm]

Montatura (Mount): SkyWatcher NEQ6

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): Rifrattore acromatico (refractor) SkyWatcher 102mm f/5

Camera di guida (Guiding camera): Magzero MZ-5m B/W [5.2 μm]

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): PixInsight 1.8 + Adobe Photoshop CC2017 + Topaz DeNoise 6

Accessori (Accessories): correttore di coma Baader MPCC (coma corrector)

Filtri (Filter):  2” IDAS LPS-D1

Risoluzione (Resolution): 4752 x 3168 (originale/original), 4770 x 3178 (finale/final)

Data (Date): 29/04/2017

Luogo (Location): Saint Barthélemy – AO, Italia (Italy)

Pose (Frames): 15 x 360 sec at/a 1600 ISO.

Calibrazione (Calibration): 11 dark, 35 bias, 31 flat

Fase lunare media (Average Moon phase): 15.9%

Campionamento (Pixel scale): 1.2797 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 750 mm

Note (note):

M81 (NGC 3031), M82 (NGC 3034) - 29/04/2017




Il campionamento

Nel post Il potere risolutivo, abbiamo visto come la risoluzione delle nostre immagini astronomiche dipendano dalla qualità ottica dello strumento, dalla turbolenza atmosferica e dal limite di diffrazione stimato utilizzando il criterio di Rayleigh. In particolare la risoluzione complessiva θ di un telescopio sarà data dalla somma in quadratura di tutti questi contributi.

Ma non è tutto. L’immagine digitale è infatti costituita da un insieme discreto di punti (quadratini) noti come pixel e che non sono altro che la mappatura degli elementi fotosensibili presenti nel sensore (CMOS o CCD). Quindi, quando riprendiamo una fotografia digitale, trasformiamo quella che è un’immagine continua (l’immagine reale dell’oggetto) in un’immagine discreta (l’immagine visualizzata sullo schermo del nostro PC). Tale processo di discretizzazione obbedisce alle leggi della teoria dei segnali che definiscono il numero minimo di pixel necessari al fine di non perdere informazioni ovvero la risoluzione del nostro telescopio (campionamento). Questo è fissato dal criterio di Nyquist che stima come 3.33, il minimo numero di pixel necessari per coprire la FWHM (Full Width at Half Maximum) della risoluzione del nostro telescopio senza perdere informazioni sull’immagine (vedi Figura 1 e 2). Ricordiamo che FWHM è l’altezza a metà altezza di una distribuzione gaussiana ovvero 2.355 volta la deviazione standard σ.

Figura 1: Simulazione di due stelle separate tra loro dal limite di diffrazione di cui la prima posta nel punto di incrocio di quattro pixel. Si noti come in questo caso un campionamento di soli 2 pixel per FWHM sia sufficiente per risolvere le stelle.

Figura 2: simulazione delle stesse condizioni di Figura 1 dove la stella è stata spostata dall'incrocio tra quattro pixel al centro di un pixel. Come si vede in questo caso un campionamento di 2 pixel per FWHM non è più sufficiente per distinguere le due stelle. In generale quindi sono necessari almeno 3.33 pixel per FWHM per separare due stelle al limite di diffrazione (criterio di Nyquist).

Se ora supponiamo di possedere un telescopio otticamente corretto e di porci nelle condizioni di riprendere un oggetto celeste puntiforme in assenza di turbolenza atmosferica, allora la risoluzione complessiva del nostro strumento si ridurrà al limite di diffrazione α.

Data la FWHM associata alla risoluzione del nostro strumento allora è possibile stimare la dimensione massima dei pixel al fine di ottenere un buon campionamento dell’immagine ovvero FWHM/3.33. Se i pixel risultassero più grandi allora l’immagine risulterebbe sottocampionata ovvero perderemmo informazioni sull’oggetto mentre con pixel più piccoli otterremmo immagini di grandi dimensioni ma senza conseguente aumento di dettagli (immagine sovracampionata).

Proviamo quindi a stimare le dimensioni che deve possedere un elemento fotosensibile (pixel) per ottenere immagini ben campionate con un telescopio Newton da 150mm di diametro a f/5 per luce verde (dove solitamente si ha la massima efficienza quantica).

Innanzitutto dobbiamo calcolare la risoluzione lineare e non angolare dello strumento. Per fare questo basta solo moltiplicare α(rad) per la lunghezza focale F del telescopio espressa in micron (nel nostro caso F = 750000 μm). Il risultato per la luce verde risulta essere α(μm) = 3.33 μm. Questa però non è la FWHM ma la larghezza del primo anello del disco di Airy dal picco centrale. È possibile calcolare la deviazione standard della distribuzione gaussiana associata al disco di Airy come:

σ(μm) = 0.34493 α(μm)=1.15 μm

Prima di applicare il criterio di Nyquist è necessario calcolare la FWHM associata a σ(μm) ovvero:

FWHM = 2.355 σ(μm) = 2.70 μm

Quindi la dimensione massima dei pixel necessari per ottenere un buon campionamento dell’immagine è FWHM/3.33 = 0.81 μm. Si può quindi facilmente notare come tutti i pixel oggi in commercio offrano immagini sottocampionate.

Pertanto oggi nessun telescopio è praticamente in grado di raggiungere fotograficamente il relativo limite di diffrazione. Ovviamente la situazione “reale” è molto differente dato che la FWHM non è determinata unicamente dalla risoluzione teorica ma anche dalla qualità ottica dello strumento e dalla turbolenza atmosferica. È proprio quest’ultima in grado di aumentare la risoluzione complessiva dello strumento dai 3.33 μm forniti dal limite di diffrazione ai 11.41 μm complessivi (turbolenza media italiana pari a 3 arcsec). Malgrado questo in molti casi l’immagine risulta comunque sottocampionata.

Possiamo ora considerare il problema opposto, ovvero quale è la risoluzione efficace basata sul criterio di Nyquist associata ad un sensore con pixel di una certa dimensione d. A titolo d’esempio consideriamo una Canon EOS 500D dotata di pixel da d = 4.3 μm. Se consideriamo il criterio di Nyquist al fine di ottenere il massimo dal nostro strumento dobbiamo avere una risoluzione complessiva con FWHM associata pari a:

FWHM = 3.33 d = 14.32 μm

A questa, utilizzando le relazioni precedenti, possiamo associare una deviazione standard σ(μm) = 6.080 μm e quindi una risoluzione complessiva lineare pari a θ(μm) = 17.6275 μm.

Questa risoluzione complessiva lineare deve essere sempre superiore al limite di diffrazione. Nel caso fosse inferiore allora otterremmo immagini ben campionate ma senza dettagli aggiuntivi.

Al fine di calcolare la risoluzione complessiva angolare è necessario conoscere la focale dello strumento utilizzato che nel nostro caso è F = 750000 μm. Quindi:

 θ(rad) = θ(μm) / F(μm) = 2.3e-5 rad = 4.85 arcsec

come si vede questo valore è ben superiore ai 0.92 arcsec forniti dal limite di diffrazione.

Quindi un telescopio Newton da 150mm di diametro e 750mm di focale fornirà con una Canon EOS 500D buone immagini di oggetti con dimensioni angolari pari ad almeno 4.85 arcsec. È possibile osservare come la turbolenza atmosferica non influenzi immagini riprese a questa lunghezza focale (Figura 3).

Figura 3: un sistema di stelle doppie separate dal limite di diffrazione di un Newton 150mm f/5 riprese con una Canon EOS500D. E' possibile osservare come indipendentemente dalla turbolenza atmosferica (seeing) non è mai possibile raggiungere a focale nativa il limite di diffrazione.

 È possibile però utilizzare lenti addizionali (di Barlow) in grado di aumentare la focale del nostro telescopio mantenendone ovviamente invariato il diametro. Calcoliamo quindi la focale massima associata al nostro telescopio in grado di fornire una risoluzione pari al limite di diffrazione. Quindi:

F(μm) = θ(μm)/α(rad) =  17.6275 μm / 4.4e-6 rad = 3’968’716 μm

corrispondente ad una lunghezza focale F(mm) pari a 3969 mm che si può ottenere applicando una lente di Barlow 5x.

Riassumendo, nel nostro caso utilizzando il telescopio Newton a fuoco diretto con una Canon EOS 500D otterremo immagini sottocampionate con risoluzione angolare efficace pari a 4.85 arcsec.

Applicando al medesimo telescopio una lente di Barlow 5x avremo un’immagine ben campionata con risoluzione angolare efficace pari al limite di diffrazione (0.92 arcsec). Ovviamente sarà impossibile praticamente raggiungere tale risoluzione a causa della turbolenza atmosferica. Nel caso in esame le lunghezze focali utili in condizioni di turbolenza atmosferica saranno:

  • perfetta calma atmosferica (0.4 arcsec): 3637 mm – Barlow 5x
  • calma atmosferica (1 arcsec): 2681 mm – Barlow 4x
  • condizioni atmosferiche standard (3 arcsec): 1159 mm – Barlow 1.5x
  • elevata turbolenza atmosferica (5 arcsec): 715 mm

Si può facilmente notare come in condizioni di elevata turbolenza atmosferica l’utilizzo di lenti di Barlow con questo strumento è sostanzialmente inutile. È possibile rifare i calcoli riportati in questo post per qualsiasi telescopio e sensore di ripresa. Le dimensioni dei pixel espressi in micron sono riportati in numerosi siti di fotografia (astronomica e non). Ricordiamo inoltre che il sovracampionamento non comporta nessuna perdita di informazioni e quindi è favorito al sottocampionamento. Il sottocampionamento invece può essere utile nel caso di oggetti molto deboli. Infatti dato che il numero di fotoni emessi dagli oggetti celesti è costante, si ottiene un migliore rapporto segnale/rumore aumentando il numero di fotoni per pixel ovvero le dimensioni del pixel stesso.

Infine, nel caso di eccessivo sovracampionamento è possibile, nel caso di CCD astronomiche, unire più pixel. Questo processo noto come binning permette di accorpare più pixel che lavorano in sinergia come fossero un solo elemento fotosensibile. Allo stesso tempo prestate attenzione ad utilizzare binning elevato quando non necessario ottenendo un eccessivo sottocampionamento. In tal caso oggetti di piccole dimensioni angolari come galassie o sistemi stellari multipli si ridurranno a semplici puntini (pixel) luminosi privi di struttura.




M39 (NGC 7092) – 02/10/2012

Briosco (MB), 02/10/2012 – M39

Somma di 22 immagini da 70 secondi 400 ISO + 40 bias + 17 dark + 40 flat effettuata con IRIS + Photoshop CS2/CS3.

Telescopio di guida: Rifrattore ED 80 mm f/7 + Camera Magzero MZ-5m. Software controllo PhD guiding.

Telescopio di ripresa: Newton 150 mm f/5 + Camera Canon EOS 500D modificata. Software controllo Canon Utility.

Ripresa effettuata con Luna quasi piena.

M39 (NGC 7092) - 02/10/2012




Telescopio riflettore Newton SkyWatcher 150 mm f/5

Riportiamo di seguito l’analisi dettagliata di questa ottica acquistata il 31/10/2008 da Miotti Ottica (Milano).

Specchio primario
Lo specchio primario si presenta circolare, del diametro pari a 15 cm con disegnato nel centro un anello utile ai fini della collimazione. Questo è stato sottoposto dal 2008 al 2012 ad ogni tipo di condizione atmosferica. La pulizia dello specchio è stata effettuata il giorno 25 Settembre 2012. Questa ha rimosso ogni tipo di sporco tranne un granello nero di vernice (quella che riveste il supporto dello specchio secondario, vedi figura 1), che si è ancorato alla superficie dello specchio. Per rimuoverlo sarebbe stato necessario applicare un mezzo abrasivo (o contundente) che avrebbe rovinato la superficie dello specchio. Pertanto, date le piccolissime dimensioni del grano si è deciso di non procedere accettando una perdita di luce stimata inferiore allo 0.001%.

Figura 1 : Il piccolo granello di vernice nera depositata sullo specchio primario

La cella dello specchio primario è ben fatta con tre viti di regolazione dotate di buona mobilità (si consiglia di allentarle leggermente prima di procedere con la collimazione dello strumento). Lo specchio è appoggiato su tre spessori di sughero come mostrato in Figura 2.

Figura 2 : cella di sostegno dello specchio primario. Ben visibili sono i tre spessori di sughero.

Una volta collimato lo strumento una piastra in metallo ricopre le viti di collimazioni proteggendo lo specchio da possibili urti accidentali.

Specchio secondario
Lo specchio secondario, del diametro di 35 mm, è ancorato a quattro razze di colore nero. Come il primario anche questo è stato sottoposto a diverse condizioni atmosferiche richiedendone pertanto la pulizia, effettuata il giorno 27 settembre 2012. Il sostegno del secondario non è mai stato smontato; si presenta stabile con le tre viti di fissaggio dotati di buona mobilità (Figura 3).

Figura 3 : Il sostegno dello specchio secondario

Se le razze di soli 0.5 mm di spessore, riducono (insieme alle dimensioni del secondario) l’ostruzione dello strumento fissato a 0.23, di contro rendono la collimazione  piuttosto difficile a seguito della possibile torsione del sistema. Si consiglia pertanto di non stringere mai energicamente le viti di regolazione dello specchio.

Fuocheggiatore
Il fuocheggiatore è molto economico e diversifica questo modello da quello identico più costoso (SkyWatcher Black Diamond). Ospita oculari da 31.8 mm e svitandone il sostegno è possibile avvitare un anello T  per il raccordo con fotocamere digitali (vedi figura 4).

Figura 4 : il barilotto porta oculari

Data la scarsa qualità della cremagliera è consigliabile fuocheggiare lasciando allentata la vita di fissaggio e bloccare il tutto solo quando lo strumento si trova nella posizione definitiva. Quando collimate il telescopio ricordatevi quindi di serrare la vita di fissaggio del fuocheggiatore riproducendo così la condizione di ripresa fotografica.

Intubazione
Il cammino ottico è completamente protetto da un tubo metallico di lunghezza 67 cm e diametro 18 cm.  Questo presenta esternamente un graffio lungo un lato, appena visibile tra gli anelli di supporto del telescopio, mentre internamente è verniciato uniformemente di color nero opaco. Il materiale che costituisce il tubo è economico ma leggero (un banale lamierino piegato). La struttura è praticamente identica alla versione più costosa con la differenza che invece di essere verniciata con del nero metallizzato in questo caso è stato utilizzato un blu. Il lamierino si incastra con precisione nella cella del primario e nel supporto del secondario il quale purtroppo perde dei pezzetti di vernice nera in prossimità del tappo di copertura (gli stessi che poi nel corso degli anni sono caduti sugli specchi).
Il telescopio è sostenuto da una coppia di anelli in metallo uno dei quali presenta una vite con passo fotografico per collegare una eventuale camera digitale in parallelo. Questi sono collegati tra loro da una barra a coda di rondine tipo Vixen.

Cercatore
Il cercatore è un 6 x 30 originale dello stesso colore del telescopio. Il sostegno invece è stato sostituito con quello di un rifrattore acromatico Antares Venere del 1998. Questo presenta tre viti di regolazione ed al suo interno il cercatore è fissato con un elastico invece della guarnizione originale (OR) andata distrutta a seguito di un forte sbalzo termico. L’immagine del cercatore è riportata in figura 6.

Figura 6 : Immagine del cercatore 6 x 30 SkyWatcher.

Collimazione
La collimazione del telescopio è piuttosto semplice anche se bisogna serrare completamente la vita di fissaggio del fuocheggiatore. Questa viene poi mantenuta a lungo nel tempo anche a seguito di lunghi spostamenti in auto. Le dimensioni ridotte dello specchio fanno si che la messa a fuoco e la collimazione non cambino molto riducendo a pochi minuti il tempo di climatizzazione delle ottiche. L’ultima collimazione effettuata con oculare di Cheshire e collimatore laser è stata effettuata il giorno 27 settembre 2012.

Osservazione visuale
Il basso rapporto focale di questo strumento lo rende molto luminoso e quindi adatto per osservazioni del profondo cielo. Allo stesso tempo il diametro modesto ma non grandissimo dell’ottica (e quindi del tubo) non degradano eccessivamente le immagini planetarie che si presentano comunque nitide e ricche di dettagli. Per confronto, la quantità e qualità di dettagli di questo Newton 150 mm f/5 è di gran lunga superiore a quella che si ottiene con un rifrattore acromatico da 10 cm f/10. Il piccolo diaframma presente sul tappo del telescopio aumenta il rapporto focale, utile durante le osservazioni lunari.
Il barilotto da 31.8 mm permette di utilizzare tutti gli accessori di questo diametro, meno costosi dei parenti da 50.8 mm (due pollici). Il cercatore 6 x 30 fornisce invece il giusto ingrandimento per il neofita che si avvicina per la prima volta ad un telescopio. La sostituzione con un cercatore 8 x 50 o superiore può essere utile per gli astrofili visualisti più esigenti.

Ripresa con fotocamere digitale
Pensato probabilmente come un ripiego dalla ditta costruttrice, l’utilizzo di questo strumento per riprese astronomiche è tutt’altro che sconsigliato. Il rapporto f/5 garantisce infatti alta luminosità e allo stesso tempo permette di contenere il coma. Persino la collimazione degli spechi non si presenta drammatica rispetto ai suoi parenti con rapporti focali f/4 o inferiori. Unico punto debole, come detto precedentemente, è il fuocheggiatore. Questo limita l’utilizzo di accessori da 31.8 mm, escludendo di fatto il possibile utilizzo di un correttore di coma. Pertanto l’astrofotografo più esigente dovrà accontentarsi di un leggero coma ai bordi (comunque inferiore di quello presente in un Newton SkyWatcher 200 mm f/4 + correttore di coma Baader MPCC). È sempre il fuocheggiatore ad aumentare la difficoltà di messa a fuoco dello strumento dato che la cremagliera introduce un movimento alto – basso alla camera. Però sino ad ora abbiamo parlato di DSLR. Il problema non si pone se si utilizza una camera CCD a sensore piccolo dotata di connessione 31.8 mm (tipo la CCD ATIK 314L+). Il perno per la fotografia in parallelo è invece una buona soluzione per fotocamere leggere e dotate di obiettivi a corta focale.
Infine, malgrado la relativa corta focale (750 mm), questo strumento è risultato buono anche per riprese lunari e dei maggiori pianeti del Sistema Solare. In questo caso è comunque consigliabile una buona lente di Barlow (come le Powermate della TeleVue).
Di seguito portiamo alcuni esempi di immagini astronomiche riprese con questo strumento: Giove, Saturno, Luna, Sole, Galassia M101 e persino Plutone!




Come pulire lo specchio primario del nostro telescopio

I telescopi Newton consistono in due specchi: uno primario di grosse dimensioni ed uno secondario più piccolo. Il primo (parabolico) convoglia tutta la luce sul secondo (piano) che a sua volta lo riflette nella direzione dell’oculare o della nostra DSLR/CCD. Un tubo protegge il cammino ottico da luci parassite e polvere. L’astrofilo si sente così immune dall’eventualità di pulire le proprie ottiche, ma non sempre è così. Infatti l’umidità sotto forma di acqua o ghiaccio può comunque depositarsi sullo specchio primario lasciando tracce calcaree. Inoltre polvere di vario tipo, ad esempio sollevata dal manto stradale, o piccoli detriti di vernice utilizzata per ricoprire internamente il tubo possono depositarsi sul nostro specchio.
Più un telescopio è utilizzato e più la degradazione dell’ottica diventa importante. Dopo anni si rischia che l’intera superficie del primario risulti offuscata diminuendo così le prestazioni del proprio telescopio. Come fare a riportare il tutto alle condizioni originali?
Tra gli astrofili si è sempre detto: quando un newton è sporco è giunto il momento di venderlo, buttarlo o rialluminargli gli specchi. Questo perché, fino a pochi anni fa, gli specchi erano molto delicati e le tecniche di produzione non prevedevano la presenza di uno strato protettivo posto sopra la superficie riflettente dello stesso così come avviene oggi.
Quindi niente paura! Prima di tutto è necessario rimuovere con cura il tubo dalla culatta e quindi lo specchio dalla cella. Queste operazioni vanno realizzate con i guanti registrando bene la posizione delle viti e perni di fissaggio.

Immersione dello specchio in un catino di plastica

Dopodiché, sempre con i guanti, si procede inserendo lo specchio in un catino di plastica. Con un getto d’acqua si lava bene la superficie dello specchio senza mai toccarla. Questo procedimento dovrebbe rimuovere la polvere meno insistente e tutto il calcare presente sulla superficie.
Dopodiché si riempie il catino d’acqua in modo che lo specchio risulti completamente immerso. Si aggiunge all’acqua qualche goccia di sapone neutro. Si agita un po’ finché non si vede un po’ di schiuma. Attendere qualche minuto tenendo le mani in acqua in modo che si ammorbidiscano. Successivamente si versa qualche goccia di sapone sul pollice e con un movimento leggero lo si fa passare sullo specchio lasciandolo sempre immerso in acqua. Questo dovrebbe permettere la rimozione di quasi tutta la polvere rimasta. Continuare ad immergere/emergere lo specchio dall’acqua mentre con il pollice si rimuovono gli ultimi granelli di polvere.
Quando lo specchio risulta pulito si facciano parecchi sciacqui al fine di rimuovere tutto il sapone residuo. Fatto questo si svuoti il catino e si lavi per un’ultima volta lo specchio con acqua distillata.
Lo specchio così pulito andrà posto in posizione verticale su un asciugamano e, alternando asciugacapelli (minima temperatura, massima distanza) a panno in microfibra per occhiali, si asciuga lo specchio. Se il risultato non è soddisfacente si ripetano le operazioni precedenti a partire dal lavaggio con acqua distillata.

Risultato dell'operazione di pulizia dello specchio primario di un riflettore Newton 150 mm f/5




NGC 2903 – 06/03/2011

Briosco (MB), 06/03/2011 – NGC 2903

Immagine ripresa da Briosco con Newton 150 mm f/5 e camera Canon EOS 40D.

 

 

 

NGC 2903 - 06/03/2011




M38 (NGC 1912) – 31/01/2011

Briosco (MB), 31/01/2011 – M38

Somma di immagini effettuata con IRIS + Photoshop. Telescopio Newton 150 mm f/5 + Camera Canon EOS 40D. Immagine effettuata principalmente come test di funzionamento della montatura NEQ6.

 

 

 

M38 (NGC 1912) - 31/01/2011




Saturno – 19/04/2011

Briosco (MB), 19/04/2011 – Saturno

Ripresa effettuata con riflettore Newton Skywatcher 150 mm f/5 + camera MagZero MZ-5m con lente di Barlow Heyford acromatica 3x. Somma di 500 frames (19 aprile 2011 ore 22.28 TMEC). Sovrapposizione ripresa lune di Saturno effettuata con Newton Skywatcher 150 f/5 + camera MagZero MZ-5m con lente di Barlow Heyford acromatica 3x. Somma di 10 frames. (19 aprile 2011 ore 22.30 TMEC). Elaborazione effettuata con Registax e Photoshop CS5.
Nota: la stella non indicata è probabilmente un pixel caldo.

Saturno - 19/04/2011

Riportiamo di seguito l’immagine di Saturno ove non sono indicati i nomi dei satelliti naturali.

Saturno - 19/04/2011

Infine le immagini del disco planetario in B/W e a colori (con camera Philips SPC900NC).

Saturno - 19/04/2011

(Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF)

Saturno - 19/04/2011

(Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF)

Saturno - 19/04/2011

(Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF)




Saturno – 04/06/2009

Briosco (MB), 04/06/2009 – Saturno

Ripresa di Saturno effettuata con riflettore Newton Skywatcher 150 mm f/5 + webcam Philips SPC 900 NC con filtro IR cut e lente di Barlow Heyford acromatica 3x. Somma di 247 frames (04 giugno 2009 ore 23.19 TMEC). Sovrapposizione ripresa lune di Saturno effettuata con Newton Skywatcher 150 f/5 + webcam Philips SPC 900 NC con filtro IR cut. Somma di 250 frames. (04 giugno 2009 ore 23.25 TMEC) Elaborazione effettuata con Registax e GIMP.

Saturno - 04/06/2009




Giove – 03/07/2010

Passo del Giovà (PV), 03/07/2010 – Giove

Giove ripreso al fuoco di un Newton 150 mm f/5 + barlow 3x con camera Philips SPC900NC. (Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF)

 

 

 

Giove - 03/07/2010




Giove – 02/07/2010

Passo del Giova (PV), 02/07/2010 – Giove

Giove ripreso al fuoco di un Newton 150 mm f/5 + barlow 3x con camera Philips SPC900NC. (Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF)

 

 

 

Giove - 02/07/2010




Sole – 06/03/2011

Briosco (MB), 06/03/2011 – Sole

Disco solare con gruppo di macchie 1164 – 1165 – 1166 – 1167. Questo ultimo non è stato ripreso ad alta risoluzione, dato il numero esiguo di macchie in esso contenute.

 

 

 

Sole - 06/03/2011

riportiamo il gruppo di macchie numero 1166 a media (Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF) ed alta risoluzione (Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF):

Macchie numero 1166 in media risoluzione - 06/03/2011

Macchia numero 1166 - 06/03/2011

riportiamo il gruppo di macchie numero 1165 ad alta risoluzione (Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF):

Macchie numero 1165 - 06/03/2011

riportiamo il gruppo di macchie numero 1164 ad alta risoluzione (Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF):

Macchie numero 1164 - 06/03/2011




Sole – 28/03/2010

Briosco (MB), 28/03/2010 – Sole

Disco: fotocamera Canon EOS 40D a fuoco diretto di un newton 150 f/5. 100 ISO. Singola posa da 1/1000 s. Ora di ripresa: 15.17 T.M.E.C.
Macchia solare in alto a destra: somma di 3980 frames (10 fps selezionati da circa 7700 frame iniziali) effettuata con registax 5.0. Webcam Philips SPC 900NC + filtro IR cut + barlow 3x al fuoco diretto di un newton 150 f/5, filtro solare in Mylar.Ora di ripresa: 14.04-14.27 T.M.E.C. Seeing III/IV scala Antoniadi. Inquinamento luminoso assente. No dark, no flat e no bias.
Macchia solare in basso a destra: somma di 1521 frames (10 fps selezionati da circa 2800 frame iniziali) effettuata con registax 5.0. Webcam Philips SPC 900NC + filtro IR cut + barlow 3x al fuoco diretto di un newton 150 f/5, filtro solare in Mylar.Ora di ripresa: 15.03-15.08 T.M.E.C. Seeing III/IV scala Antoniadi. Inquinamento luminoso assente. No dark, no flat e no bias.
Elaborazione finale con PhotoShop CS4.

Sole - 28/03/2010

Riportiamo ora un particolare della macchia solare 1057.

Macchia solare 1057 - 28/03/2010




Sole – 14/03/2010

Briosco (MB), 14/03/2010 – Sole

Disco: fotocamera Canon EOS 40D a fuoco diretto di un newton 150 f/5. 100 ISO. Singola posa da 1/640 s. Ora di ripresa: 12.49 T.M.E.C.
Macchia solare: somma di 7000 frames (5/10 fps) effettuata con registax 5.0. Webcam Philips SPC 900NC + filtro IR cut + barlow 3x al fuoco diretto di un newton 150 f/5, filtro solare in Mylar.Ora di ripresa: 12.26-12.44 T.M.E.C. Seeing II/III scala Antoniadi. No dark, no flat e no bias.
Elaborazione finale con PhotoShop CS4.

Sole - 14/03/2010

Riportiamo inoltre il particolare della macchia  1054:

Macchia solare 1054 - 14/03/2010




Marte – 19/12/2010

Briosco (MB), 19/12/2010 – Marte

Marte ripreso con un Newton 150mm f/5 + barlow 3x. Camera Philips SPC900NC. (Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF)

 

 

 

Marte - 19/12/2010




Saturno – 19/04/2011

Briosco (MB), 19/04/2011 – Saturno

Ripresa di Saturno effettuata da Fornaci di Briosco (MB) con riflettore Newton Skywatcher 150 mm f/5 + camera MagZero MZ-5m con lente di Barlow Heyford acromatica 3x. Somma di 500 frames (ore 22.28 TMEC). (Clicca qui per l’immagine originale in formato TIFF)
Sovrapposizione ripresa lune di Saturno effettuata con Newton Skywatcher 150 f/5 + camera MagZero MZ-5m con lente di Barlow Heyford acromatica 3x. Somma di 10 frames. (ore 22.30 TMEC)
Elaborazione effettuata con Registax e Photoshop CS5.

Saturno - 19/04/2011

Qui sotto riportiamo la medesima foto con i nomi delle lune di Saturno.

Saturno con i nomi delle sue lune - 19/04/2011




Giove – 20/08/2009

Briosco (MB), 20/08/2009 – Giove

1000 frames per fotogramma, webcam Philiphs SPC 900 NC + Achromatic Barlow 3x + IR cut filter. Telescopio Newton SkyWatcher 150 mm f/5 EQ3-2. Elaborazione Registax 5.0 + StarTrails. (scarica il video in formato AVI o i singoli fotogrammi in formato ZIP)

 

 

Giove - 20/08/2009




M3 (NGC 5272) – 30/05/2011

Briosco (MB), 30/05/2011 – M3

Telescopio di guida: Rifrattore ED Tecnosky carbon fiber 80 mm f/7 + MagZero MZ-5m. Controllo ogni 1s con PHD Guiding.
Telescopio di ripresa: Newton 150 mm f/5 + Canon EOS 40D + filtro UHC. Controllo EOS utility.
Dati di ripresa: 10 pose da 8 minuti a 200 ISO + 3 dark + 25 bias + 21 flat (Geoptik flat generator). Elaborazione IRIS + Photoshop CS5

 

M3 (NGC 5272) - 30/05/2011