1

Costellazione del Cigno – 18/12/2022

Telescopio o obiettivo di acquisizione (Imaging telescope or lens): Nikon Nikkor AIS 35 mm f/2.8 utilizzato a (used at) f/4.0

Camera di acquisizione (Imaging camera): Canon EOS 40D (filtro LPF2 rimosso / LPF2 filter removed) [5.7 μm]

Montatura (Mount): iOptron SkyGuider Pro

Telescopio o obiettivo di guida (Guiding telescope or lens): non presente (not present)

Camera di guida (Guiding camera): non presente (not present)

Riduttore di focale (Focal reducer): non presente (not present)

Software (Software): PixInsight 1.8.8 + Adobe Photoshop 24.1.0 + Topaz Sharpen AI 3.3.5 + Topaz DeNoise AI 3.0.3

Accessori (Accessories): non presente (not present)

Filtri (Filter):  Astronomik UHC-E EOS clip

Risoluzione (Resolution): 3888 x 2592 (originale/original), 3908 × 2602(finale/final)

Data (Date): 18/12/2022

Luogo (Location): Varenna – LC, Italia (Italy)

Pose (Frames): 14 x 360 sec at/a 400 ISO

Calibrazione (Calibration): 62 dark, 40 bias , 40 flat.

Fase lunare media (Average Moon phase): 26.5%

Campionamento (Pixel scale):  33.648 arcsec/pixel

Focale equivalente (Equivalent focal lenght): 35 mm

Note (note):

Costellazione del Cigno – 18/12/2022 [constellazione]

Costellazione del Cigno – 18/12/2022 [annotazioni]

Costellazione del Cigno – 18/12/2022 [senza stelle]

Costellazione del Cigno – 18/12/2022 [ambientata]




Astroinseguitore nano.tracker

Il nano.tracker, prodotto dalla ditta Sightron Japan Inc., è uno degli astroinseguitori più economici presenti sul mercato. Il costo aggiornato al 14 settembre 2014 è di 235.00 € (ARTESKY).

Il modello che andremo ad analizzare ci è stato gentilmente consegnato dalla ditta ARTESKY a luglio 2014. I test sono invece stati effettuati il giorno 13 settembre. Ricordiamo al lettore che questa recensione non è generalizzabile e fa riferimento al solo modello testato. Davide Trezzi non è responsabile di un utilizzo proprio o improprio dello strumento in esame. Questo articolo non sostituisce la lettura obbligatoria del manuale di istruzioni.

Il nano.tracker si presenta compatto e ben imballato nella sua confezione. Seppur di piccole dimensioni, l’astroinseguitore pesa circa mezzo chilogrammo (480 grammi, batterie escluse). Una volta aperta la confezione si trova del materiale da imballaggio, le istruzioni conservate in una busta di plastica e finalmente il nano.tracker composto rispettivamente dall’astroinseguitore e dal telecomando di controllo (vedi Figura 1).

Figura 1: a sinistra la scatola del nano.tracker mentre a destra il suo contenuto.

Entrambe i pezzi risultano di ottima fattura e curati nei minimi dettagli. Abbiamo particolarmente apprezzato è il comodo laccio per legare il telecomando al treppiede durante le riprese. Si procede quindi con l’inserimento delle batterie nel telecomando di controllo tramite l’apposito cassettino (vedi Figura 2).

Figura 2: il telecomando di controllo a sinistra e l'astroinseguitore a destra.

Non ci resta ora che collegare il telecomando all’astroinseguitore tramite l’apposito cavo. Il nano.tracker richiede l’utilizzo di un cavalletto in grado di sostenere il peso di camera e astroinseguitore. Considerando che la massima portata consigliata è di 2 kg (camera + obiettivo + testa a sfera) e che il peso dell’astroinseguitore è di 400 g, consigliamo l’acquisto di un cavalletto in grado di sorreggere almeno 2.5 kg + testa fotografica. Infatti a differenza di alcuni modelli come lo iOptron SkyTracker, il nano.tracker richiede l’utilizzo di due teste. Una robusta per la regolazione dell’asse polare ed una a sfera per l’orientamento della camera di ripresa. Nei test che seguono abbiamo utilizzato ad esempio il cavalletto Manfrotto 055 X PRO B, come testa per la regolazione dell’asse polare la Manfrotto 808RC4 ed infine come testa a sfera la Manfrotto 494RC2. Il sistema, così come utilizzato nel test, risulta comunque compatto e robusto.

Il collegamento tra la testa per la regolazione dell’asse polare e il nano.tracker è effettuata tramite vite da 1/4 di pollice presente sulla basetta del Manfrotto 808RC4. Purtroppo si è reso necessario l’inserimento di una ranella (vedi Figura 3), in quanto il foro da 1/4 di pollice presente sul nano.tracker non è profondo a sufficienza.

Figura 3: l'attacco tra l'astroinseguitore e la testa di regolazione dell'asse polare. In figura si vede anche la rondella descritta nel testo.

Problematico è stato anche il collegamento tra il motore del nano.tracker, costituito da un perno filettato a 1/4 di pollice, e la testa a sfera la quale ha invece un attacco da 3/8 di pollice. Si è reso quindi necessario l’acquisto di un adattatore 1/4-3/8 di pollice come ad esempio il Manfrotto 088LBP (vedi Figura 4).

Figura 4: La testa Manfrotto 494RC2 con l'adattatore da 3/8 di pollice a 1/4 di pollice Manfrotto 088LBP.

Le batterie (3 modello AA non fornite) hanno una durata teorica di 5 ore a 20°C di funzionamento, un po’ pochine per ripresa invernale. Consigliamo quindi l’acquisto di più batterie da cambiare nel corso della notte. Le istruzioni del nano.tracker, scritte in inglese e disponibili anche on-line in formato PDF (http://www.kenkotokinausa.com/download/support/P0000018-manual.pdf ), sono sufficientemente chiare ed esaustive. Grazie infatti al tasto N/S presente sul telecomando è possibile infatti cambiare il senso di rotazione del motore e la sua velocità (siderale, lunare, solare e time-lapse). Un secondo tasto 0.5x/1.0x permette di cambiare la velocità di inseguimento da “normale” (1.0x) a metà (0.5x) al fine di ottenere immagini in cui stelle e paesaggio risultano ferme nel medesimo scatto. Il tipo di velocità selezionata è indicata da un diffuso led verde, purtroppo poco visibile durante il giorno. Al fine di allineare la montatura con il polo celeste nord è stato praticato un foro passante nell’astroinseguitore. La procedura di allineamento è ben descritta nel manuale di istruzione e consiste nell’inquadrare la stella Polare al centro del foro passante.

Figura 5: Il nano.tracker nella sua configurazione finale.

TEST SUL CAMPO

Il test è stato effettuato dal balcone di un’abitazione in Varenna (LC) in una regione di medio-alto inquinamento luminoso. Per riprendere il cielo abbiamo utilizzato una Canon EOS 500D modificata Baader con obiettivi Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS e Canon EF 70-300mm f/4-5.6 IS USM. Gli scatti sono stati effettuati con l’ausilio di un telecomando per scatto remoto. In particolare il test è consistito in tre fasi: la prima per la verifica della funzionalità di inseguimento 0.5x/1.0x, la seconda per la determinazione del drift dell’astroinseguitore e quindi dei massimi tempi di esposizione per focale utilizzata ed infine la terza per lo studio della funzionalità di inseguimento time-lapse (50x). Prima di affrontare punto per punto il test riportiamo qui il più grande problema riscontrato durante l’utilizzo del nano.tracker ovvero l’allineamento polare. Purtroppo infatti il foro passante presente sull’astroinseguitore è a nostro avviso di non facile utilizzo. La stella Polare, specialmente da luoghi non bui, è difficile da scorgere nel piccolo foro. Inoltre è presente un forte effetto di parallasse che rende piuttosto impreciso il puntamento.

INSEGUIMENTO 0.5x/1.0x

Abbiamo effettuato tre scatti da 59 secondi a 400 ISO con l’obiettivo Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS a 18 mm f/3.5 con rispettivamente: inseguimento a 1.0x, inseguimento a 0.5x e non inseguimento. Questo per verificare la funzionalità a “mezzo inseguimento” al fine di ottenere sia stelle che paesaggio non mosso. La figura 6 mostra i risultati del nostro test.

Figura 6: Test della velocità di inseguimento (1.0x, 0.5x, non inseguito).

Si può osservare come nello scatto a motore fermo sia evidente il mosso delle stelle mentre il paesaggio è fermo. Nello scatto effettuato con velocità di inseguimento 1.0x è invece raffigurata la situazione opposta con le stelle ferme e il paesaggio mosso. Con la velocità di inseguimento 0.5x otteniamo invece un buon compromesso con stelle leggermente elongate e paesaggio leggermente mosso. In conclusione quindi la funzionalità 0.5x presente sul nano.tracker risulta molto efficace, specialmente per i “non esperti in post-produzione” o per chi vuole partecipare in concorsi fotografici in cui è richiesto il file RAW originale. In ogni caso, per ottenere un ottima foto astronomica ambientata, consigliamo l’utilizzo della tecnica della doppia esposizione che richiede uno scatto per il paesaggio (a motore spento) ed una per le stelle (a motore 1.0x) e conseguente fusione delle due foto in post-produzione.

CAPACITA’ DI INSEGUIMENTO DEL NANO.TRACKER

Al fine di testare la capacità di inseguimento del nano.tracker ovvero il tempo massimo di esposizione per lunghezza focale dell’obiettivo utilizzato abbiamo effettuato più scatti a tempi e focali differenti al fine di individuare le condizioni limite per non avere stelle mosse. Per fare ciò abbiamo utilizzato i due obiettivi Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS e Canon EF 70-300mm f/4-5.6 IS USM a focali rispettivamente: 18 mm, 55 mm, 70 mm, 100 mm e 300 mm. Possiamo subito notare come, rispetto alle specifiche dello strumento che consigliano una focale massima di 55 mm, nel nostro test siamo riusciti ad utilizzare obiettivi a lunga focale fino addirittura a 300 mm. Proprio questa focale ci ha permesso di determinare il massimo tempo di esposizione necessario per non ottenere mosso. L’errore nell’inseguimento è dato dalla combinazione di due fattori:

  • Errore nell’allineamento polare.
  • Errore del sistema ingranaggio/vite senza fine.

Entrambi generano un drift sia in ascensione retta che declinazione. Figura 7 mostra la traccia lasciata dalle stelle malgrado il funzionamento del nano.tracker in 16 minuti di posa (somma di più immagini) a 300 mm di focale.

Figura 7: zoom delle tracce dovute al non perfetto inseguimento del nano.tracker in 16 minuti di posa. Si può osservare l'errore periodico del sistema.

A partire da tale immagine abbiamo potuto stimare un drift di circa 0.82 arcsec al secondo. Sulla base dei nostri test abbiamo stimato come “massima elongazione” una traccia stellare lunga 5 pixel. Utilizzando questa convenzione e sulla base del risultato ottenuto a partire dallo studio di Figura 7 possiamo determinare i “massimi” tempi di esposizione al fine di non ottenere mosso nelle condizioni sperimentali del test. Dato che la precisione di inseguimento dipende dalla bontà del puntamento polare, il test è indicativo e potrebbe se rifatto dare risultati leggermente differenti (migliori o peggiori).

  • 300 mm : 19 secondi
  • 200 mm : 30 secondi
  • 100 mm : 59 secondi
  • 50 mm : 1 minuto 58 secondi
  • 24 mm : 4 minuti 6 secondi
  • 18 mm : 5 minuti 28 secondi
  • 10 mm : 9 minuti 51 secondi

Questi tempi sono stati verificati e confermati con prove dirette effettuate sul campo. Come si vede il nano.tracker ha un buon tempo di inseguimento garantendo ottime immagini astronomiche fino a 300 mm di focale (verificate comunque che il vostro setup non superi i 2 kg, massima portata dello strumento). Ovviamente a lunghe focali e tempi di esposizione si riducono a pochi secondi ed è quindi necessario utilizzare ISO elevati. Per ridurre il rumore consigliamo pertanto di riprendere molti scatti. Inoltre non preoccupatevi se le singole immagini con stelle elongate a 5 pixel vi sembrano “mosse”. Sommando più scatti (dato che il mosso oscilla intorno ad una posizione centrale) otterrete immagini “ferme” con diametri stellari piuttosto grandi. Questi però potranno essere ridotti in post produzione, come illustrato nell’articolo “Come ridurre i diametri stellari”. A titolo d’esempio riportiamo somme di immagini (no correzione per il flat) riprese a 100 e 300 mm. Il soggetto è rispettivamente la costellazione dello Scudo e l’ammasso aperto M11. Come si vede il nano.tracker permette, malgrado la sua semplicità, di ottenere ottime immagini non solo nel grande campo ma anche nel medio campo.

Figura 8: crop dell'immagine della costellazione dello Scudo ripresa con a 100 mm di focale. Elaborazione effettuata con IRIS + Photoshop CS3

Figura 9: crop dell'immagine dell'ammasso aperto M11 ripreso con a 300 mm di focale. Elaborazione effettuata con IRIS + Photoshop CS3

TIME-LAPSE

Abbiamo provato infine la funzione time-lapse (velocità 50x). Questa funzionalità permette di spingere il motore del nano.tracker al massimo raggiungendo una velocità 50 volte superiore a quella standard di inseguimento. Questo per permettere all’utente di riprendere anche time-lapse astronomici o diurni. La velocità 50x però risulta a nostro avviso troppo elevata permettendo time-lapse troppo brevi (massimo 30 minuti di ripresa). In ogni caso non preoccupatevi: la velocità di inseguimento siderale è più che ottima per fare dei bellissimi time-lapse di lunga durata!!!

CONCLUSIONI

Concludendo il nano.tracker si è mostrato all’altezza e come gran parte dei prodotti “made in Japan” mostra una cura eccezionale in ogni piccolo dettaglio. La capacità d’inseguimento di questo piccolo ed economico astroinseguitore si è rivelata strabiliante. Inoltre, la possibilità di cambiare velocità di inseguimento lo fa uno strumento versatile e adatto ad ogni tipo di ripresa. Insomma, nano.tracker potrebbe essere il vostro affidabile compagno di viaggio verso mete astronomiche lontane. Unici piccoli difetti riscontrati e presenti anche in altri prodotti commerciali simili sono: la necessità dell’utilizzo di due teste fotografiche, l’utilizzo di viti con filetto da 1/4 di pollice e la difficoltà nel puntamento polare dello strumento.




Il telescopio SkyWatcher Widephoto 200 f/4

In questa recensione andremo ad analizzare il telescopio SkyWatcher Newton WidePhoto 200mm f/4 acquistato al prezzo di 590.00 € iva inclusa, in data 19/12/2011 presso il negozio Miotti Ottica di Milano.

Il telescopio in esame è un riflettore newtoniano di 200 mm di diametro e 800 mm di focale. L’ottica è intubata seguendo lo standard SkyWatcher, ovvero tubo ottico in Alluminio di colore nero lucido metallizzato. Lo specchio primario di ottima fattura è alloggiato su una buona cella in grado, tramite tre manopole di compiere movimenti fluidi e precisi. Una volta collimata l’ottica è possibile bloccare lo specchio primario attraverso tre viti di fissaggio prestando però attenzione a non stringerle troppo (lo specchio tende a muoversi agendo sulle viti di fissaggio). Il secondario, di modeste dimensioni, è fissato ad un supporto “standard”, simile a quello montato sugli altri Newton di casa SkyWatcher. Come attendibile da riflettori di grandi diametri e corta focale, il secondario è leggermente decentrato. Le raggere del secondario sono molto sottili, forse troppo, dato che l’intero supporto tende a non mantenere la propria posizione se sottoposto a torsione (cosa che avviene ad esempio in fase di collimazione). È proprio, a nostro avviso, la scarsa qualità meccanica del supporto del secondario a rendere difficoltosa e poco “affidabile” la collimazione dello strumento.

Il supporto del secondario. Lo specchio è stato smontato e fissato di nuovo al sostegno dalla ditta ARTESKY.

Apprezzabili sono invece i diaframmi presenti nella parte interna del tubo ottico, ben fatti e in grado di conferire rigidità all’intero telescopio che appare robusto con i suoi 10.2 kg di peso (barra Losmandy + Vixen inclusa).

Il Newton 200 mm f/4 WidePhoto ha un focheggiatore Crayford Power linear da 2″ demoltiplicato. Questo presenta come accessori, inclusi nel prezzo, una prolunga da 2” ed un adattatore al fine di alloggiare oculari e strumenti del diametro di 31.8 mm. Il focheggiatore presenta due viti: una di fissaggio ed una di regolazione della “durezza”. Lo schema ottico dello strumento presenta un’ottima estrazione del fuoco che permette di accoppiare a questo strumento praticamente qualsiasi tipo di camera CCD o reflex. Il Crayford Power linear sembra essere più solido del classico Crayford dual speed montato sulla serie “Black Diamond” anche se, nel modello in esame, questo mostrava un movimento basculante.

Particolare del focheggiatore. Si notano le due viti di serraggio e regolazione della "durezza".

Sul campo il telescopio, una volta collimato con collimatore laser e Cheshire, ha mostrato un ottima capacità di raccogliere luce dato il basso rapporto focale f/4. Uno strumento veloce, ideale per chi vuole cimentarsi nella fotografia a banda stretta. Il campo inquadrato da una reflex (formato APS-C) presenta del coma evidente rendendo tale strumento praticamente inutilizzabile dal punto di vista fotografico. Ovviamente tutto cambia utilizzando un correttore di coma, nel nostro caso è un Baader MCPP. Il coma in questo caso si riduce notevolmente presentandosi limitatamente solo ai bordi ed in determinati orientamenti della camera. Ovviamente sarebbe stato meglio utilizzare un correttore di coma più adatto (il Baader MCPP è studiato per newton f/5) ma purtroppo a quel tempo non ve ne erano sul mercato.

Il campo inquadrato da un sensore CCD (tipo KAF8300) è invece buono e montando il correttore di coma si ottengono stelle puntiformi praticamente fino ai bordi. Lo stesso si può dire per campi ancor più piccoli come nelle riprese planetarie o spettroscopiche dove il telescopio si è mostrato all’altezza. Una piccola nota pratica sulla messa a fuoco: purtroppo il focheggiatore presenta due viti di fissaggio, generando una leggera torsione alla camera con conseguente distorsione del campo e peggioramento della collimazione. Consigliamo di inserire una terza vite rendendo così il sistema più stabile. Inoltre date le grandi dimensioni dello specchio primario e il corto rapporto focale consigliamo di controllare la messa a fuoco durante le riprese dato che questa può variare da posa a posa a seguito di gradienti termici.

La nebulosa IC1848 ripresa da Briosco (MB) in banda stretta con camera CCD.

Ultima nota sul campo è la necessità di dotarsi di un paraluce. Infatti numerose volte è capitato di trovarsi lo specchio secondario completamente appannato durante le riprese!

Concludendo, il telescopio SkyWatcher Newton WidePhoto 200mm f/4 presenta un ottimo rapporto qualità/prezzo ma a nostro avviso non ha raggiunto un livello di qualità sufficente per definirlo “più fotografico” del Newton Black Diamond 200 mm f/5 venduto a minor prezzo dalla stessa casa produttrice di telescopi. Ci aspettavamo in particolare qualcosa di meglio in termini meccanici data la “precisione” richiesta dallo strumento per un corretto funzionamento.

Di seguito portiamo alcuni esempi di immagini astronomiche riprese con questo strumento: Saturno, la nebulosa M27 e la nebulosa Cono!




iOptron SkyTracker

Riportiamo di seguito i risultati di alcuni test effettuati con uno iOptron SkyTracker acquistato in data 10/02/2013 presso ARTESky. Ricordiamo al lettore che questa recensione non è generalizzabile e fa riferimento al solo modello testato. Davide Trezzi non è responsabile di un utilizzo proprio o improprio dello strumento in esame. Questo articolo non sostituisce la lettura obbligatoria del manuale di istruzioni.

LO STRUMENTO

Lo iOptron SkyTracker è confezionato in una scatola di cartone sigillata da nastro adesivo. Al suo interno troviamo una borsetta che contiene il manuale di istruzione, l’astroinseguitore (nel caso in esame di colore bianco) ed il cannocchiale polare opportunamente sigillato e contenuto in un’apposita tasca interna. Borsetta comodissima per l’eventuale trasporto dello strumento in completa sicurezza.Analizziamo ora l’astroinseguitore (Figura 1).

Figura 1: l’astroinseguitore iOptron SkyTracker.

Questo è costituito da un box metallico di dimensioni 153 x 104 x 58 mm dotato di una piccola bussola per l’individuazione veloce del nord (utile nel caso di riprese diurne o al tramonto). Inoltre sono presenti il tasto on/off, il tasto per l’inseguimento emisfero nord / emisfero sud ed il tasto per la velocità di inseguimento: 1x per le riprese di solo cielo, 0.5x per le riprese ambientate. Presente anche l’ingresso per attaccare l’astroinseguitore ad un’eventuale batteria esterna o rete elettrica (trasformatore non incluso).

Un coperchio di colore nero protegge il vano batterie. Sono necessarie quattro batterie di tipo AA, in grado di garantire un funzionamento della montatura per 24 ore a 20°C. Le pile vanno inserite con cura, seguendo le istruzioni riportate in lingua inglese nel manuale (sono comunque presenti molte illustrazioni). Il processo di sostituzione delle pile non è molto comodo e a mio avviso forse troppo delicato. Sul lato frontale è presente la vite a doppia faccia 1/4” – 3/8” che vi permette di collegare qualsiasi tipo di testa fotografica. Tale vite è fissata ad un disco a sua volta vincolato all’ingranaggio grazie a due manopole di fissaggio. Noi consigliamo vivamente l’utilizzo di teste a sfera. Questo per evitare troppi ingombri che potrebbero rendere la montatura cieca in alcune porzioni di cielo. Nel nostro caso abbiamo optato per una testa Manfrotto modello 494 RC2, piccola e dotata di frizione. La testa si avvita al perno fino a mandarla in battuta. Purtroppo non esistono viti di serraggio ma, dato il carico massimo dell’astroinseguitore pari a 3 kg, questo non comporta alcun rischio di rotazione della testa durante la ripresa. Ricordiamo infine che il carico massimo comprende anche il peso della testa, che nel caso in esame è pari a 320 g.

 Il box metallico presenta poi due fori: uno piccolo per un puntamento veloce del polo nord celeste (basta porre la stella polare nel centro del foro) ed uno di grandi dimensioni dove va inserito il cannocchiale polare. Inserite quindi in cannocchiale (dopo aver sistemato il fuoco e allentato la vite di serraggio) prestando attenzione a rimuovere il nastro adesivo protettivo presente sullo stesso, inserendolo rivolgendo il foro per l’ingresso della luce rossa generata dal led (posto in sede sull’astroinseguitore) verso il basso.

Facciamo notare come sia necessario spingere il cannocchiale polare sino a mandarlo in battuta. Il modello in esame presentava un piccolo gioco in grado di imprimere al cannocchiale una leggera rotazione. Questo difetto si traduce in un piccolo errore nell’allineamento polare dell’astroinseguitore.

Il box metallico è sostenuto da un sistema meccanico in grado di inclinarsi di un angolo pari alla latitudine del luogo di osservazione. È possibile ottimizzare l’inclinazione sul campo, ponendo la stella Polare nel campo di 6° del cannocchiale polare grazie all’opportuna manopola di regolazione. Il tutto è da farsi dopo aver messo in bolla il treppiedi. Quest’ultimo non è in dotazione con l’astroinseguitore e va quindi acquistato separatamente. Nell’acquisto va valutata la massima capacità di carico che non deve limitarsi al solo sistema camera + obiettivo ma deve includere anche il peso dell’astroinseguitore pari a 1100g (batterie escluse). Nel nostro caso abbiamo optato per un Manfrotto 055 X PRO B.

Unico difetto è che, durante l’allineamento con il polo celeste, se da un lato abbiamo la possibilità di variare l’altezza dell’astroinseguitore attraverso l’apposita manopola dall’altro non abbiamo la possibilità di regolarne l’azimuth a meno di spostare il cavalletto (che quindi non risulterà più in bolla) o applicare piccole torsioni al sistema.

Una volta centrato il polo celeste nel cannocchiale, a questo punto è necessario spostare la stella Polare nella corretta posizione ad una distanza di 40′ dal centro del cannocchiale indicato da un opportuno cerchio graduato. La posizione della stella Polare può essere determinata utilizzando l’applicazione iOptron Polar Scope per iPhone/iPad. Chi non possiede un iPhone/iPad, il manuale di istruzioni suggerisce di porre la stella Polare al centro. In realtà esistono programmi gratuiti in rete come http://www.polarfinder.com/ compatibile con MS Windows, Linux e MacOSX che, data la longitudine del posto di osservazione (potete ricavarla con il GPS o utilizzando google maps), è in grado di calcolare il punto dove posizionare la Polare nel reticolo.

Si è notato comunque che durante le fasi di manovra della testa a sfera l’astroinseguitore subisce piccoli spostamenti e quindi il puntamento polare può variare leggermente durante la nottata. In ogni caso questi spostamenti sono così limitati da non inficiare sulla qualità dell’inseguimento.

TEST SUL CAMPO

I test presentati in questo post sono stati effettuati da Sormano (CO) utilizzando una Canon EOS 500D modificata Baader. Scopo del test è valutare l’effettivo funzionamento dello strumento e la capacità di inseguimento in funzione della focale utilizzata. In particolare si sono utilizzati gli zoom Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS e Canon EF 70-300mm f/4-5.6 IS USM. Il secondo dei quali soffre di aberrazioni a seguito di un difetto dell’ottica (testato quella notte ed ora in riparazione).

La prima ripresa è stata effettuata a 45mm di focale con obiettivo chiuso a f/7 per ridurre il coma dello zoom comunque molto presente. Gli ISO sono stati impostati a 400. Tempo di esposizione 300 secondi (5 minuti), soggetto la costellazione di Orione. Come si vede dalla Figura 2 lo iOptron SkyTracker ha inseguito correttamente e le dimensioni delle stelle sono confrontabili con quelle riprese a 30 secondi di posa.

Figura 2: Ripresa di Orione a grande campo realizzata con l'astroinseguitore iOptron SkyTracker.

Seconda ripresa invece è stata effettuata in condizioni completamente differenti, ovvero non più grandangolari ma a focale spinta pari a 300mm. La ditta madre assicura un buon inseguimento fino a focali pari a 200/250 mm, quindi andando a 300mm siamo andati oltre al fine di scoprire cosa iOptron intende con inseguimento “buono”. Ecco quindi una ripresa della nebulosa di Orione ripresa ad f/6.4, sensibilità 400ISO e 300 secondi di posa. Come potete notare dalla Figura 3, lo scatto presenta un visibile mosso.

Figura 3: Nebulosa di Orione a 300mm di focale. Lo scatto da 5 minuti di posa mostra un mosso evidente.

A questo punto, con lo stesso setup ed impostazioni è stato rifatto lo scatto con un tempo di esposizione pari a 150 secondi (2 minuti e 30 secondi). In questo caso il mosso non è più presente e la posa è ben seguita (vedi Figura 4).

Figura 4: Nebulosa di Orione a 300mm di focale. Lo scatto da 2 minuti e mezzo di posa non mostra più il mosso evidente in Figura 3.

CONCLUSIONI

Possiamo quindi concludere che lo iOptron SkyTracker è un buon inseguitore con un prezzo finalmente adeguato allo strumento. L’inseguimento è risultato preciso per focali medio corte e discreto a focali lunghe. I difetti di progettazione sono limitati e non condizionano il risultato finale. Considerando che il tempo massimo di esposizione di una montatura modello EQ3.2 per focali pari a 300mm è di 3-4 minuti, il risultato di 2 minuti e mezzo ottenuto con l’astroinseguitore iOptron è da considerare più che soddisfacente. Inoltre lo strumento risulta molto trasportabile e lo stazionamento dello strumento è veramente veloce (meno di 10 minuti). La valutazione complessiva è quindi molto buona.




Telescopio riflettore Newton SkyWatcher 150 mm f/5

Riportiamo di seguito l’analisi dettagliata di questa ottica acquistata il 31/10/2008 da Miotti Ottica (Milano).

Specchio primario
Lo specchio primario si presenta circolare, del diametro pari a 15 cm con disegnato nel centro un anello utile ai fini della collimazione. Questo è stato sottoposto dal 2008 al 2012 ad ogni tipo di condizione atmosferica. La pulizia dello specchio è stata effettuata il giorno 25 Settembre 2012. Questa ha rimosso ogni tipo di sporco tranne un granello nero di vernice (quella che riveste il supporto dello specchio secondario, vedi figura 1), che si è ancorato alla superficie dello specchio. Per rimuoverlo sarebbe stato necessario applicare un mezzo abrasivo (o contundente) che avrebbe rovinato la superficie dello specchio. Pertanto, date le piccolissime dimensioni del grano si è deciso di non procedere accettando una perdita di luce stimata inferiore allo 0.001%.

Figura 1 : Il piccolo granello di vernice nera depositata sullo specchio primario

La cella dello specchio primario è ben fatta con tre viti di regolazione dotate di buona mobilità (si consiglia di allentarle leggermente prima di procedere con la collimazione dello strumento). Lo specchio è appoggiato su tre spessori di sughero come mostrato in Figura 2.

Figura 2 : cella di sostegno dello specchio primario. Ben visibili sono i tre spessori di sughero.

Una volta collimato lo strumento una piastra in metallo ricopre le viti di collimazioni proteggendo lo specchio da possibili urti accidentali.

Specchio secondario
Lo specchio secondario, del diametro di 35 mm, è ancorato a quattro razze di colore nero. Come il primario anche questo è stato sottoposto a diverse condizioni atmosferiche richiedendone pertanto la pulizia, effettuata il giorno 27 settembre 2012. Il sostegno del secondario non è mai stato smontato; si presenta stabile con le tre viti di fissaggio dotati di buona mobilità (Figura 3).

Figura 3 : Il sostegno dello specchio secondario

Se le razze di soli 0.5 mm di spessore, riducono (insieme alle dimensioni del secondario) l’ostruzione dello strumento fissato a 0.23, di contro rendono la collimazione  piuttosto difficile a seguito della possibile torsione del sistema. Si consiglia pertanto di non stringere mai energicamente le viti di regolazione dello specchio.

Fuocheggiatore
Il fuocheggiatore è molto economico e diversifica questo modello da quello identico più costoso (SkyWatcher Black Diamond). Ospita oculari da 31.8 mm e svitandone il sostegno è possibile avvitare un anello T  per il raccordo con fotocamere digitali (vedi figura 4).

Figura 4 : il barilotto porta oculari

Data la scarsa qualità della cremagliera è consigliabile fuocheggiare lasciando allentata la vita di fissaggio e bloccare il tutto solo quando lo strumento si trova nella posizione definitiva. Quando collimate il telescopio ricordatevi quindi di serrare la vita di fissaggio del fuocheggiatore riproducendo così la condizione di ripresa fotografica.

Intubazione
Il cammino ottico è completamente protetto da un tubo metallico di lunghezza 67 cm e diametro 18 cm.  Questo presenta esternamente un graffio lungo un lato, appena visibile tra gli anelli di supporto del telescopio, mentre internamente è verniciato uniformemente di color nero opaco. Il materiale che costituisce il tubo è economico ma leggero (un banale lamierino piegato). La struttura è praticamente identica alla versione più costosa con la differenza che invece di essere verniciata con del nero metallizzato in questo caso è stato utilizzato un blu. Il lamierino si incastra con precisione nella cella del primario e nel supporto del secondario il quale purtroppo perde dei pezzetti di vernice nera in prossimità del tappo di copertura (gli stessi che poi nel corso degli anni sono caduti sugli specchi).
Il telescopio è sostenuto da una coppia di anelli in metallo uno dei quali presenta una vite con passo fotografico per collegare una eventuale camera digitale in parallelo. Questi sono collegati tra loro da una barra a coda di rondine tipo Vixen.

Cercatore
Il cercatore è un 6 x 30 originale dello stesso colore del telescopio. Il sostegno invece è stato sostituito con quello di un rifrattore acromatico Antares Venere del 1998. Questo presenta tre viti di regolazione ed al suo interno il cercatore è fissato con un elastico invece della guarnizione originale (OR) andata distrutta a seguito di un forte sbalzo termico. L’immagine del cercatore è riportata in figura 6.

Figura 6 : Immagine del cercatore 6 x 30 SkyWatcher.

Collimazione
La collimazione del telescopio è piuttosto semplice anche se bisogna serrare completamente la vita di fissaggio del fuocheggiatore. Questa viene poi mantenuta a lungo nel tempo anche a seguito di lunghi spostamenti in auto. Le dimensioni ridotte dello specchio fanno si che la messa a fuoco e la collimazione non cambino molto riducendo a pochi minuti il tempo di climatizzazione delle ottiche. L’ultima collimazione effettuata con oculare di Cheshire e collimatore laser è stata effettuata il giorno 27 settembre 2012.

Osservazione visuale
Il basso rapporto focale di questo strumento lo rende molto luminoso e quindi adatto per osservazioni del profondo cielo. Allo stesso tempo il diametro modesto ma non grandissimo dell’ottica (e quindi del tubo) non degradano eccessivamente le immagini planetarie che si presentano comunque nitide e ricche di dettagli. Per confronto, la quantità e qualità di dettagli di questo Newton 150 mm f/5 è di gran lunga superiore a quella che si ottiene con un rifrattore acromatico da 10 cm f/10. Il piccolo diaframma presente sul tappo del telescopio aumenta il rapporto focale, utile durante le osservazioni lunari.
Il barilotto da 31.8 mm permette di utilizzare tutti gli accessori di questo diametro, meno costosi dei parenti da 50.8 mm (due pollici). Il cercatore 6 x 30 fornisce invece il giusto ingrandimento per il neofita che si avvicina per la prima volta ad un telescopio. La sostituzione con un cercatore 8 x 50 o superiore può essere utile per gli astrofili visualisti più esigenti.

Ripresa con fotocamere digitale
Pensato probabilmente come un ripiego dalla ditta costruttrice, l’utilizzo di questo strumento per riprese astronomiche è tutt’altro che sconsigliato. Il rapporto f/5 garantisce infatti alta luminosità e allo stesso tempo permette di contenere il coma. Persino la collimazione degli spechi non si presenta drammatica rispetto ai suoi parenti con rapporti focali f/4 o inferiori. Unico punto debole, come detto precedentemente, è il fuocheggiatore. Questo limita l’utilizzo di accessori da 31.8 mm, escludendo di fatto il possibile utilizzo di un correttore di coma. Pertanto l’astrofotografo più esigente dovrà accontentarsi di un leggero coma ai bordi (comunque inferiore di quello presente in un Newton SkyWatcher 200 mm f/4 + correttore di coma Baader MPCC). È sempre il fuocheggiatore ad aumentare la difficoltà di messa a fuoco dello strumento dato che la cremagliera introduce un movimento alto – basso alla camera. Però sino ad ora abbiamo parlato di DSLR. Il problema non si pone se si utilizza una camera CCD a sensore piccolo dotata di connessione 31.8 mm (tipo la CCD ATIK 314L+). Il perno per la fotografia in parallelo è invece una buona soluzione per fotocamere leggere e dotate di obiettivi a corta focale.
Infine, malgrado la relativa corta focale (750 mm), questo strumento è risultato buono anche per riprese lunari e dei maggiori pianeti del Sistema Solare. In questo caso è comunque consigliabile una buona lente di Barlow (come le Powermate della TeleVue).
Di seguito portiamo alcuni esempi di immagini astronomiche riprese con questo strumento: Giove, Saturno, Luna, Sole, Galassia M101 e persino Plutone!